giovedì 21 giugno 2012

Avimmo perza 'a chiave

PASQUALE [...] (Maria siede vicino al tavolo) ... come ci riduciamo... Che tristezza... Come finisce tutto l'entusiasmo, tutto l'amore. Mesi e mesi senza scambiare una parola, un pensiero... E pensare che uno, quanno iesce, p' 'a strada le pò capità qualunque cosa... Se pò gghì sott' a n'automobile, nu camionne... nu colpo 'e rivultella pe' sbaglio... Il pericolo di non rivedersi più! Ma niente, nun ce facimmo capace... E 'a quanto tiempo nun te sento parlà... Te ricuorde, Mari', quanno facevamo 'ammore? Ce guardàvemo dint' all'uocchie e nun parlàvemo per timidezza, ma cu' ll'uocchie ce dicévemo tanta cose. E io mi sentivo infelice, nel senso che mi sentivo goffo vicino a te, perché mi sentivo niente... E quanno uno se sente niente, tutto diventa più facile, più piacevole... Per qualunque cosa si trova il rimedio: pure 'a morte addeventa bella! Si scherza, si ride, senza quel preconcetto di superiorità... E invece no, s'ha da mantené 'o punto. E, forse, ci portiamo un cuore gonfio di amarezza, di tristezze, di tenerezze, che se solamente per un attimo riuscissimo ad aprire l'uno con l'altro... Ma niente... Ha da sta' chiuso, rebazzato... A nu certo punto se perde 'a chiave e va t' 'a pesca! Avimmo perza 'a chiave, Mari'!... (Si avvia triste).

Da "Questi fantasmi!", atto III, pagg. 178
(Cantata dei giorni dispari, vol. I, a cura di Anna Barsotti, Einaudi)

giovedì 14 giugno 2012

Bene mio e core mio

Per la stagione teatrale 1955-56 Eduardo presenta la novità Bene mio e core mio, commedia nella quale ripropone temi legati ai conflitti che si sviluppano all’interno della famiglia, in questo caso rappresentata da una coppia di fratello e sorella. Il titolo è mutuato da un’espressione tipicamente napoletana che lo stesso Eduardo spiegherà in una nota di regia inclusa nel programma di sala. L’espressione sta ad indicare i torti che in maniera inaspettata si subiscono, ad opera di familiari, per motivi di interesse mascherati da affetto disinteressato. Nella presentazione della edizione televisiva della commedia Eduardo aggiunse che «[…] noi vediamo tutti i raggiri, […] tutti i mezzi, tutti i sotterfugi che usano questi familiari per fare i propri interessi. È un gioco, una girandola. È una commedia abbastanza cattivella».

Protagonisti sono Lorenzo Savastano, un restauratore i quadri antichi, e sua sorella Chiarina. Entrambi non sposati, lui intorno ai cinquant’anni, lei passati da poco i quaranta, abitano nella grande casa appartenuta ai genitori ormai defunti,  riccamente arredata e portata avanti con estrema dedizione da Chiarina. La loro tranquilla quotidianità viene sconvolta nel momento in cui Lorenzo decide di apportare dei cambiamenti nell'appartamento. Chiarina sospetta che suo fratello abbia intenzione di sposarsi e di conseguenza intravede per se stessa un futuro di solitudine, non più padrona ma ospite nella sua stessa casa. Di fronte alla reazione estrema della sorella, che minaccia di gettarsi dalla finestra, Lorenzo prende la decisione di accettare un lavoro in America.

Durante i mesi della sua assenza la donna intreccia una relazione con il verduraio Filuccio, un giovane sveglio e dal carattere aperto che fa breccia nel cuore della triste Chiarina. La donna rimane incinta e teme la reazione di Lorenzo, che ha annunciato il suo ritorno a casa. I suoi timori tuttavia svaniscono quando si rende conto che suo fratello ha accolto con serenità la notizia. Filuccio dal canto suo dichiara di essere intenzionato a sposare Chiarina. Nel momento in cui si affrontano le questioni pratiche legate al prossimo matrimonio, Lorenzo inizia a sospettare che le intenzioni del giovane non siano del tutto disinteressate.