Nei giorni scorsi, su iniziativa della Fondazione Valenzi, si è voluto celebrare Eduardo, a trent'anni dalla sua scomparsa, attraverso la figura di sua moglie, Isabella Quarantotti. Un ricordo tutto al femminile, tracciato da donne che hanno conosciuto quella che fu la sua compagna di vita per quasi trent'anni e fino alla sua morte. Titolo del convegno, "Dietro un grande uomo, una grande donna. Eduardo ed Isabella".
Nata nel 1921 e cresciuta in una famiglia di intellettuali, rimasta orfana in tenera età, Isabella è stata una donna animata per tutta la sua vita da una grande curiosità intellettuale. Fin da giovane si è accostata al teatro, alla scrittura, coltivando interessi e conducendo una vita piena e, per quegli anni, fuori dagli schemi. Ha viaggiato, non ha mai smesso di studiare, ha frequentato ambienti e persone intellettualmente stimolanti. Di una bellezza intensa e non convenzionale, si sposò giovanissima con Felice Ippolito, dal quale ebbe sua figlia Angelica. Divorziarono dopo pochi anni e lei sposò il poeta inglese Alexander Smith, dal quale comunque si separò ben presto. Conobbe Eduardo nel 1956 e rimasero insieme fino sua alla morte. Fu una grande storia d'amore, di intesa intellettuale, di collaborazione lavorativa. Lei divenne addetta stampa della compagnia di Eduardo, scrissero insieme la sceneggiatura dell'originale televisivo "Peppino Girella", tratto dal racconto "Lo schiaffo" di cui lei era autrice e con il quale vinse nel 1960 il Premio Rieti. Si dedicò ininterrottamente alla scrittura, fu traduttrice di importanti autori inglesi ed ebbe un ruolo fondamentale anche nell'ultima, impegnativa fatica di Eduardo, la traduzione in napoletano del '600 de "La tempesta" di William Shakespeare. Fu lei infatti a realizzare la traduzione letterale del testo originale che poi Eduardo utilizzò per la versione in napoletano, un lavoro straordinario che lo impegnò negli ultimi mesi della sua vita.
Isabella gli sopravvisse per altri vent'anni, morì infatti nel febbraio del 2005. Continuò a tenerne vivo il ricordo e la memoria. Nel 1985 scrisse il libro "Eduardo: polemiche, pensieri, pagine inedite", nel 2001 "Si cucine cumme vogl'i'", una raccolta di ricette di cucina di Eduardo, che era tra l'altro un ottimo cuoco, e nel 2002 il bellissimo "In mezzo al mare un'isola c'è...", pagine dei suoi diari scritte durante i giorni che trascorsero insieme sull'isola di Isca.
Come è stato ricordato e raccontato durante il convegno a lei dedicato, tra i suoi ultimi progetti tornò ad occuparsi della "Tempesta". Ebbe infatti l'occasione di incontrare un gruppo di detenuti del reparto di Alta Sicurezza nel carcere romano di Rebibbia che avevano costituito una compagnia teatrale, i "Liberi Artisti Associati", guidati da Cosimo Rega, condannato all'ergastolo per reati di camorra. La compagnia si era cimentata con due testi di Eduardo, "Natale in casa Cupiello" e "Napoli milionaria!". Isabella conobbe Rega in occasione della presentazione di un libro su Eduardo scritto da Maria Procino, presentazione che fu fatta proprio all'interno del carcere. Fu una scelta senz'altro singolare ma non senza un suo significato profondo. Eduardo infatti, negli ultimi anni della sua vita, in qualità di senatore a vita si era occupato del recupero dei giovani detenuti nelle carceri minorili. Da questo incontro si stabilì tra Isabella e l'attore carcerato una intesa immediata, tanto che lei gli propose di mettere in scena con la sua compagnia la versione napoletana della commedia scespiriana.
Nel filmato, che ancora una volta è stato ripreso da Mariolina Cozzi Scarpetta, Maria Procino e la giornalista e scrittrice Giuliana Gargiulo tracciano un interessante ed affettuoso ritratto di Isabella mentre Paola Ermenegildo, aiuto regista per la messa in scena della "Tempesta" a Rebibbia, racconta come nacque e come prese forma il progetto.
Isabella gli sopravvisse per altri vent'anni, morì infatti nel febbraio del 2005. Continuò a tenerne vivo il ricordo e la memoria. Nel 1985 scrisse il libro "Eduardo: polemiche, pensieri, pagine inedite", nel 2001 "Si cucine cumme vogl'i'", una raccolta di ricette di cucina di Eduardo, che era tra l'altro un ottimo cuoco, e nel 2002 il bellissimo "In mezzo al mare un'isola c'è...", pagine dei suoi diari scritte durante i giorni che trascorsero insieme sull'isola di Isca.
Come è stato ricordato e raccontato durante il convegno a lei dedicato, tra i suoi ultimi progetti tornò ad occuparsi della "Tempesta". Ebbe infatti l'occasione di incontrare un gruppo di detenuti del reparto di Alta Sicurezza nel carcere romano di Rebibbia che avevano costituito una compagnia teatrale, i "Liberi Artisti Associati", guidati da Cosimo Rega, condannato all'ergastolo per reati di camorra. La compagnia si era cimentata con due testi di Eduardo, "Natale in casa Cupiello" e "Napoli milionaria!". Isabella conobbe Rega in occasione della presentazione di un libro su Eduardo scritto da Maria Procino, presentazione che fu fatta proprio all'interno del carcere. Fu una scelta senz'altro singolare ma non senza un suo significato profondo. Eduardo infatti, negli ultimi anni della sua vita, in qualità di senatore a vita si era occupato del recupero dei giovani detenuti nelle carceri minorili. Da questo incontro si stabilì tra Isabella e l'attore carcerato una intesa immediata, tanto che lei gli propose di mettere in scena con la sua compagnia la versione napoletana della commedia scespiriana.
Nel filmato, che ancora una volta è stato ripreso da Mariolina Cozzi Scarpetta, Maria Procino e la giornalista e scrittrice Giuliana Gargiulo tracciano un interessante ed affettuoso ritratto di Isabella mentre Paola Ermenegildo, aiuto regista per la messa in scena della "Tempesta" a Rebibbia, racconta come nacque e come prese forma il progetto.
Al convegno è inoltre intervenuta anche la figlia di Isabella, l'attrice Angelica Ippolito, che ha letto una lettera scritta proprio da Cosimo Rega in ricordo di questa donna straordinaria e dell'impatto che ebbe su di lui e sui suoi compagni la messa in scena della "Tempesta"
Isabella fu dunque una figura importantissima a fianco di Eduardo, che seppe accompagnarlo con discrezione senza per questo sparire nella sua immensa ombra. Nel 1963 Eduardo scrisse per lei una bellissima poesia.
Sto ccà...
Sto ccà, Isabè, sto ccà...
Ch'è, nun me vide?
Già, nun me può vedé...
ma stongo ccà.
Sto mmiez' 'e libre,
mmiez' 'e ccarte antiche,
pe' dint' 'e tteratore d' 'o cummò.
Me truove quann' 'o sole tras' 'e squinge
se mpizz' 'e taglio
e appiccia sti ccurnice
ndurate
argiento
grosse e piccerelle
'e lignammo priggiato -
acero
noce
palissandro
mogano -
pareno fenestielle e fenestelle
aperte ncopp' 'o munno...
Me truove quann' 'o sole se fa russo
primmo ca se ne scenne aret' 'e pprete
ndurann' 'e rame 'e ll'albere
e se mpizza
pe' mmiez' 'e ffronne,
pe' se fa guardà.
Si no, me può truvà, scurato notte,
rint' 'a cucina
p'arrangià caccosa:
na puntella 'e furmaggio,
na nzalata...
chellu ppoco
ca te supponta 'o stommeco
e te cucche.
Primmo d' 'a luce 'e ll'alba
po'
me truove a ttavulino,
c' 'a penna mmiez' 'e ddete
e ll'uocchie ncielo,
pensanno a chello ca t'aggio cuntato
e ca nun aggio scritto
e ca
va trova
si nun è stato buono
ca se songo perdute sti penziere
distratte
e stanche d'essere penzate
che corrono pe' ll'aria nzieme a me.
E si guarde pe' ll'aria
po' succedere
ca si ce stanno 'e nnuvole
me truove.
'O viento straccia 'e nnuvole
e cumme vene vene,
e può truvà ciert'uocchie
ca te guardeno
sott' 'a na fronta larga larga
e luonga
e ddoje fosse scavate...
'e può truvà.
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