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Quell’anno tuttavia scrisse un dramma in musica di ambientazione storica dal titolo Tommaso d’Amalfi, ispirato alla figura di Masaniello, il protagonista della rivoluzione napoletana del 1647. Compì preliminarmente accurate ricerche, consultando esperti e fonti autorevoli che lo aiutarono a delineare il quadro storico della vicenda. Il testo fu scritto per la compagnia della Commedia Italiana di Domenico Modugno il quale, oltre a vestire i panni di Masaniello, fu anche autore delle musiche e produttore dello spettacolo.
In estrema sintesi, la storia è quella della rivolta sollevata a Napoli nel 1647 dal pescivendolo Tommaso Aniello D’Amalfi per ribellarsi alle tasse che vessavano il popolo, al grido di «Viva il Re di Spagna, mora il mal governo! Senza gabelle!». Quando scoppia la sollevazione il Viceré si vede costretto a fare delle concessioni. Consigliato dal cardinale Filomarini tuttavia, riesce a tendere un tranello a Masaniello; lo convoca infatti per firmare il trattato di pace e gli fa pervenire un magnifico abito che egli dovrà indossare per recarsi a palazzo. Masaniello, insospettito, è riluttante a vestire quei panni tanto preziosi con i quali sente di tradire la sua origine di uomo del popolo; il cardinale però lo convince della necessità di accettare il dono, facendo leva anche sulla religiosità dell’uomo.
IL CARDINALE: […] Il Vicerè ha creduto di rendere omaggio al popolo napoletano e a te, invitandoti a corte. Chi credi di essere? Dove credi di essere arrivato? Rifiuta pure l’invito, disprezza l’omaggio, ma non potrai evitare la scomunica che il pastore del popolo farà cadere sulla tua testa di pietra».
Quando il popolo lo vedrà con indosso un tale abito, inizierà a diffidare di lui ed il Vicerè approfitterà per spargere la voce che Masaniello è impazzito.