Eduardo e Franco Parenti |
Dolore sotto chiave è un atto unico scritto nel 1958, concepito originariamente in forma di originale radiofonico e presentato nel settembre del 1959 al "Premio Italia", manifestazione internazionale ideata dalla RAI.
Protagonisti del dramma sono, ancora una volta, fratello e sorella, coppia che spesso Eduardo pone al centro delle sue commedie (Bene mio e core mio, Le bugie con le gambe lunghe, Ditegli sempre di sì). Altro tema ricorrente è quello della morte, evento che deve essere accettato come parte della vita dell'uomo e che, se come in questo caso si tenta di nascondere, condiziona negativamente l'esistenza di coloro che restano.
Rocco, dopo oltre un anno di assenza per motivi di lavoro, torna a casa dove ha lasciato sua sorella Lucia e l'amata moglie Elena la quale, all'indomani della sua partenza, si è ammalata di cuore. Durante i mesi in cui Rocco è stato lontano, Lucia si è presa cura di lei, provvedendo a farle vivere una vita tranquilla e protetta. Infatti, a causa dell'aggravarsi della malattia, la donna è costretta a vivere a letto, lontana da qualunque emozione che potrebbe causarne la morte.
Al suo rientro però Rocco, esasperato dalla situazione, colto quasi da un raptus, mette a soqquadro la casa ed irrompe nella stanza della malata affinché lo spavento ed il frastuono mettano fine alla sua agonia. Rimarrà sconvolto nello scoprire che la stanza è vuota e che sua moglie non c'è. Quando chiede spiegazioni a Lucia, arrivando a sospettare che Elena lo abbia lasciato per un altro uomo, apprende con incredulità che in realtà sua moglie è morta già da dieci mesi e che Lucia, per proteggerlo, non gli ha mai rivelato la verità ma ha portato avanti la messa in scena dell'aggravarsi della malattia. Rocco infatti, innamoratissimo di sua moglie, aveva a suo tempo confessato che se Elena fosse venuta a mancare si sarebbe ucciso. Sua sorella quindi, temendo questo gesto estremo, mette in atto la finzione.
Rocco allora sfoga tutta la sua rabbia, prima insinuando che Lucia abbia agito per motivi di interesse economico (la donna infatti riceveva regolarmente dal fratello il denaro necessario alle cure e che in realtà ha utilizzato per il funerale e la sepoltura della defunta) e poi accusandola di avergli impedito di vivere il dolore per la perdita di Elena. Infatti, il protrarsi della malattia, l'impossibilità di vedere la moglie per non causarle emozioni che sarebbero risultate fatali, lo hanno portato a nutrire del risentimento nei suoi confronti e, confesserà in ultimo, al tradimento. Rocco infatti si è innamorato di un'altra donna che però, stanca di aspettarlo, lo ha lasciato e sta per partire con un altro.
ROCCO Una cosa mostruosa, di una cattiveria inspiegabile, e non riesco a trovare niente che possa giustificare questo tuo comportamento. Anche ammesso che tu l'abbia fatto per puro altruismo, per carità cristiana, come hai potuto pensare di nascondermi una cosa simile? Chi sei tu che ti permetti di sostituirti ad una legge di natura comune a tutti gli uomini, e che tutti accettiamo, per istinto, prima ancora di venire al mondo? Il dolore era mio lo capisci, e lo avrei sofferto tutto, tutto intero: fino in fondo. Mi sarei disperato, mi sarei strappato i capelli, avrei passato notti intere a piangere... e avrei assaporato la gioia, se gioia si può chiamare, del conforto che ti danno gli amici in casi simili. [...] Avrei versato tutte le mie lacrime per lei. Adesso come faccio a piangere? Dimmi tu come faccio? Non me ne sento né la disposizione né la voglia. E l'adoravo, povera Elena! Aveva diritto al mio pianto! Invece l'ho odiata come si odia il debito.
Non riesce a perdonarla per averlo privato di quel dolore che gli apparteneva e di averlo fatto diventare, suo malgrado, un adultero e addirittura un potenziale assassino nel momento in cui si è abbandonato poco prima al suo impeto di rabbia. Lucia lo accusa di essere un uomo insensibile e capace di odiare. Solo sul finale i due fratelli sembrano riappacificarsi. Rocco infatti rivela che la donna che ama aspetta un figlio da lui. Lucia allora lo esorta a tentare di fermarla prima che prenda l'aereo che la porterà a Londra con un altro uomo, poiché non riuscirebbe a perdonarsi per averlo privato anche della gioia di un figlio.
ROCCO Ricordati che se non riesco a fermarla mi tiro un colpo di rivoltella. (Si dirige verso l'uscita. Poi si volta di scatto verso Lucia per fermare con il braccio teso e la mano aperta, prima ancora che con le parole, le improbabili inconsiderate reazioni di lei) No! Non me lo tiro il colpo di rivoltella! O meglio: non lo so. Come faccio a sapere... Forse penserò: «Ci sono i prati, tramonti, i cieli stellati...» Gli alberi mi diranno: «Ci siamo noi!» Il mare mi farà sentire la sua voce... Dirò a me stesso: «Un'altra donna forse la trovo, un altro figlio lo faccio!» Non lo so. Ad ogni modo, se deciderò di tirarmi un colpo di rivoltella: non te l'ho detto! Hai capito? Lo leggerai sui giornali.
A bilanciare un'atmosfera nel complesso drammatica, a metà dell'atto giungono a casa dei due fratelli i vicini del palazzo i quali, appresa la notizia del ritorno di Rocco, accorrono per portargli le loro tardive condoglianze ma finiscono per rendere la situazione a tratti comica.
Partendo da uno spunto di sapore Pirandelliano, che ne La vita che ti diedi mette in scena una situazione simile, il personaggio eduardiano di Rocco non si rassegna, anzi si ribella alla finzione e la sua determinazione nel voler raggiungere la donna che ama ed il figlio che deve nascere indica il suo desiderio di riprendere in mano la propria esistenza.
Eduardo, Regina Bianchi, Titina e Lauro Gazzolo |
L'atto unico, interpretato nella versione radiofonica da Titina, Eduardo, Regina Bianchi e Lauro Gazzolo, andò in scena per la prima volta nel 1964 insieme a Il berretto a sonagli, in occasione della riapertura del teatro San Ferdinando dopo la sua temporanea chiusura. In quella occasione il ruolo del protagonista fu affidato a Franco Parenti. Fu poi ripreso anche nella successiva stagione 1965-66, questa volta con l'altro atto unico Il cilindro ed in questa edizione Eduardo interpretò uno dei vicini di casa, dando vita anche ad una improvvisazione nella quale il personaggio interrompe la visita di condoglianze per dare istruzioni telefoniche alla sua cameriera sul modo di cucinare la coratella, improvvisazione particolarmente apprezzata dal pubblico e che fu riproposta anche anni dopo, quando la commedia fu portata in scena nella stagione 1979-80 insieme a Genareniello e Sik-Sik, l'artefice magico, rappresentate a Milano, Firenze e Roma e con le quali Eduardo diede l'addio alle scene.
Lo scorso giugno, al "Napoli Teatro Festival" è stata presentata una messa in scena dell'atto unico per la regia di Francesco Saponaro ed interpretata da Tony Laudadio, Luciano Saltarelli (nel ruolo femminile di Lucia) e Giampiero Schiano, le cui rappresentazioni proseguiranno nella stagione in corso 2014-15.
Eduardo De Filippo, Teatro, vol. III, a cura di Paola Quarenghi e Nicola De Blasi (I Meridiani, Mondadori)
Eduardo De Filippo, Cantata dei giorni dispari, vol. II, a cura di Anna Barsotti (Einaudi)
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