La notizia è iniziata a circolare oggi pomeriggio. Luca De Filippo è morto a Roma, in punta di piedi, come nel suo stile.
Non ho avuto l'onore di conoscerlo personalmente ma ho avuto la fortuna di incrociare la sua strada diverse volte negli anni, oltre ad averlo applaudito in teatro ogni volta che mi è stato possibile.
Ho un ricordo particolarmente caro di quest'uomo schivo e riservato, che risale a venticinque anni fa. Stagione teatrale 1989-'90, da poco avevo scoperto la mia passione per il teatro di Eduardo. Al Teatro Giulio Cesare di Roma era in scena la Compagnia di Luca De Filippo con la commedia "Non ti pago" (la stessa, tra l'altro, nella quale Luca stava recitando fino a qualche settimana fa). Un'occasione da non perdere per me. Il pomeriggio in cui andai a comperare i biglietti per lo spettacolo, ebbi la fortuna di imbattermi proprio in Luca che arrivava in quel momento a teatro. Lo fermai, gli chiesi di firmarmi la locandina dello spettacolo che avevo chiesto al botteghino e lui, molto gentilmente, la autografò. La cosa avrebbe potuto concludersi lì e non ci sarebbe stato nulla di particolare ma, sorprendendo un po' anche me stessa, gli dissi che avevo un grande desiderio, quello di poter vedere un palcoscenico dietro le quinte. Lui fu molto cortese e mi disse: «La sera in cui verrà a vedere la commedia, passi in camerino dopo lo spettacolo e la porterò a fare un giro dietro le quinte». La sera dello spettacolo, alla fine della rappresentazione, andai a bussare al camerino, non nutrendo in verità molte speranze. E invece lui si ricordò della promessa e portò me ed i miei amici a visitare le quinte, il palcoscenico, si soffermò a darci spiegazioni e a rispondere alle mie domande. Non dimenticai mai la sua gentilezza e la semplicità con la quale ci dedicò un po' del suo tempo e mi conquistò definitivamente.
Nel corso degli anni ho avuto modo di sentirlo parlare in diverse occasioni, presentazioni di libri, convegni, eventi celebrativi. Tornai di nuovo a salutarlo in camerino qualche anno fa, al Teatro Argentina, dopo una bellissima "Filumena Marturano". Anche in quell'occasione spese qualche minuto a sfogliare la copia del libro di suo padre "'O canisto", del quale ero da poco entrata in possesso dopo anni di ricerche. Uscimmo insieme, conversando lungo il corridoio che dai camerini portava fuori dal teatro. Ancora una volta mi colpì la sua cortesia, la sua semplicità, l'assenza assoluta di qualunque forma di divismo.
Ha saputo indossare il suo ingombrante cognome con classe ed andandone sempre fiero, senza tuttavia ostentarlo. Ha dovuto costantemente subire l'esame di tutti coloro che, vedendolo recitare, lo mettevano a confronto con il suo inarrivabile padre. Ha saputo portare avanti con grande amore, passione ed intelligenza l'enorme eredità culturale lasciata da Eduardo contribuendo a mantenere vivo il suo teatro.
In un'epoca in cui l'ignoranza, l'arroganza e l'ostentazione del nulla regnano sovrane, ci mancherà questo uomo elegante e gentile che, come tutti i veri grandi, ha fatto della sua cultura e della sua intelligenza le sue uniche armi.
Grazie, Luca.
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