domenica 4 gennaio 2015

Fausto Russo Alesi, emozioni in casa Cupiello

«Il teatro è un groviglio misterioso che nasce da niente, che si può costruire e ricostruire, che ci fa capire chi eravamo e chi siamo, che cosa volevamo e qual è la nostra vita». 

Questa frase di Eduardo mi è tornata alla mente stasera, uscendo dal Teatro Argentina, dopo aver assistito alla messa in scena di Natale in casa Cupiello interpretata e diretta da Fausto Russo Alesi. Ci vuole un bel coraggio a portare in palcoscenico questa commedia, indissolubilmente legata all'interpretazione di Eduardo. Credo infatti sia impossibile per chiunque separare autore e interprete. È sufficiente pronunciarne il titolo e si materializza ai nostri occhi lui, Luca Cupiello-Eduardo, con la sua coppola, i suoi occhiali sottili, la sua giacca lisa, il suo presepe, alla cui realizzazione si dedica con ostinata caparbietà. 

Certamente, soprattutto per chi come me, non ha avuto la fortuna di poterlo vedere sul palcoscenico, la decisione di lasciare una testimonianza registrata delle sue commedie più famose è stato un formidabile regalo che Eduardo ha voluto donare ai posteri. Tuttavia questi documenti rappresentano una sfida da far tremare i polsi a chiunque si voglia cimentare con i suoi testi poiché è inevitabile il confronto con le sue interpretazioni. 

Fausto Russo Alesi, classe 1973, diplomato alla Scuola Civica d'Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, ha raccolto la sfida e, per quanto insignificante possa essere il mio giudizio, io credo che l'abbia vinta in pieno. Bisogna dimenticarsi di Luca-Eduardo, così come di Concetta-Pupella, di Nennillo-Luca... è necessario liberare la mente e non cercare lo stanzone con il letto matrimoniale dove tutto inizia e tutto finisce. Russo Alesi ha infatti proposto una versione di questa commedia in forma di assolo, interpretando tutti i personaggi e facendoli dialogare tra loro moltiplicando se stesso. L'azione si svolge in un'atmosfera surreale, sfondo nero, su una piattaforma sopraelevata con un foro attraverso il quale l'interprete sale, entrando in scena direttamente dalla platea. Pochi oggetti sparsi su questo piano rialzato, un paio di scarpe da donna, uno sgabello, una tazzina di caffè, un barattolo con un pennello, la testa di terracotta di un Gesù bambino ed un lampadario appoggiato in un angolo.

Viene immediatamente da chiedersi come possano trovare la loro collocazione in questo quadro i personaggi della commedia che tutti conosciamo. È un attimo. Il testo è lì, nella sua interezza, a cominciare dalle didascalie che introducono i tre atti e che Russo Alesi recita, interpretando quindi anche il ruolo di narratore. Nel momento in cui inizia il faticoso risveglio di Luca Cupiello, è come entrare in apnea e il fiato torna a riempire i polmoni solo alla fine del terzo atto. Nel programma di sala viene spiegato come: «Nel testo di Eduardo, Fausto ha letto la tragica rappresentazione di una "moltitudine di solitudini": Luca e Concetta Cupiello, i loro figli, il fratello di lui, il genero e gli altri personaggi, pur interagendo continuamente gli uni con gli altri in maniera più o meno conflittuale, sono in realtà inesorabilmente soli. Di qui la scelta, profonda e faticosa quanto "inevitabile", di portare in scena questo splendido testo in forma di assolo, di tanti assoli, uno per ogni personaggio, ai quali Fausto presta il proprio straordinario talento, la propria voce, il proprio corpo. Questo approccio radicale, che scava nella luce ma soprattutto nelle ombre, nei bui che attraversano una delle commedie più note ed amate di Eduardo, ha trovato l'assenso di Luca De Filippo che ne ha saputo cogliere il senso più profondo, concedendo il permesso per questo trattamento del testo».

Personalmente sono stata catturata da questa messa in scena dopo averne visto un brano che Russo Alesi ha proposto durante l'omaggio che si è tenuto in Senato in occasione del trentennale della morte di Eduardo. Ho sentito commenti severi da parte di chi ritiene che si sia trattato quasi di uno sfregio, di una profanazione. Per quanto mi riguarda, al di là della sorprendente bravura di Russo Alesi, l'ho invece letto come un trionfo del testo eduardiano, una ennesima dimostrazione del fatto che quanto Eduardo ha scritto più di ottanta anni fa, sia ancora attuale ed estremamente vitale. Ho avuto la sensazione tangibile che Russo Alesi abbia messo in pratica l'esortazione di Eduardo a servirsi della tradizione (e Natale in casa Cupiello credo sia da considerarsi a pieno diritto un testo entrato nella tradizione) come di un trampolino per riuscire a saltare più in alto. Come tutti coloro che amano Eduardo, anche io sono portata ad alzare il sopracciglio ogni qual volta qualcuno tenta di proporre i suoi lavori e, a meno che non si tratti di Luca o di un interprete superlativo come Toni Servillo, nel migliore dei casi ci si trova ad assistere a delle scialbe imitazioni che nulla hanno a che vedere con l'originale, essendo la sua maestria sul palcoscenico ineguagliabile. Questo è un altro caso che fa eccezione poiché Russo Alesi non ha tentato di riportare in scena l'ombra di Eduardo ma ha dato nuova voce e nuova vita ai suoi personaggi.

Due ore senza tregua dunque, con momenti di emozione vera ed intensa, la sala ammutolita. Abbiamo ripreso a respirare alla fine, dopo la visione del "presepe grande come il mondo" sulla quale Luca Cupiello chiude gli occhi. Russo Alesi ha raccolto applausi interminabili ed ovazioni ed io personalmente ho avuto la netta sensazione di essere rimasta impigliata in quel "groviglio misterioso" che è il teatro.




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