lunedì 21 dicembre 2009

21 dicembre 1931. Storia del Natale


È una di quelle commedie che viene considerata un classico, non fosse altro perché praticamente ogni anno, nel periodo natalizio, viene riproposta in TV.

Sembra quasi una storia di famiglia, che appartiene a tutte le famiglie che si riunivano e si riuniscono ancora per assistere alle vicende del povero Luca Cupiello che vede andare in frantumi, insieme al "presebbio", tutto il suo mondo.

È molto interessante la storia di questa commedia. Nel 1931 la Compagnia Teatro Umoristico I De Filippo, che vedeva riuniti Eduardo, Titina e Peppino, aveva un contratto con il cinema-teatro Kursaal di Napoli. Erano impegnati con tre spettacoli al giorno, nell'intervallo tra una proiezione e l'altra. Avevano un vasto repertorio soprattutto di sketch di rivista, scritti dagli stessi fratelli. Uno di questi era proprio Natale in casa Cupiello, un atto unico (il secondo attuale) ed aveva un carattere prevalentemente comico, al centro del quale era messo in risalto l'intreccio amoroso. I caratteri dei personaggi erano appena abbozzati e molte delle situazioni erano lasciate "a soggetto", all'improvvisazione degli attori. In questa prima versione, nel finale i tre personaggi (Luca, Tommasino e Pasquale), quando fanno il loro ingresso vestiti da Re Magi per portare i doni a Concettina, troveranno la stanza vuota poiché tutti sono scesi per dividere Nicolino, il marito tradito, e Vittorio, l'amante, che si stanno affrontando. Nella versione definitiva invece, troveranno la povera Concettina seduta al tavolo, in lacrime. Questo atto unico debuttò il 21 dicembre 1931, ebbe un successo enorme e rimase in cartellone al Kursaal per diversi mesi. Quando si spostò al teatro Reale fu vietato dalla censura ai minori di sedici anni poiché metteva in scena un adulterio, per di più associato ad una festività religiosa, e questo era per l'epoca motivo di scandalo.

Nella stagione teatrale successiva la compagnia fu scritturata al teatro Sannazzaro e Eduardo aggiunse un atto alla commedia, il primo. Questo introdurrà la vicenda già rappresentata nell'atto unico ed inizieranno a delinearsi meglio i caratteri dei personaggi. Comincia ad assumere importanza anche il presepe di Luca che rappresenta per lui un rifugio dalle angustie che vive in famiglia e delle quali, comunque, lui sembra non accorgersi. Il copione è ancora abbastanza abbozzato, povero di didascalie e con molte situazioni lasciate ancora all'improvvisazione. La critica dell'epoca continua a considerarla un'opera più che altro farsesca e mette in evidenza soprattutto la bravura degli attori che, anzi, vengono invitati a dedicarsi ad opere meno superficiali. In quegli anni il regime appoggiava un teatro più di cultura ed osteggiava il teatro dialettale.

Nel 1934, al teatro Olimpia di Milano, debuttò il Natale con il terzo atto, che ha come protagonista assoluto Luca Cupiello, sopraffatto dagli eventi e in fin di vita. Anche in questo caso la critica ebbe da ridire, in particolare sul finale in cui Luca, nell'annebbiamento della sua malattia, fa giurare eterno amore ai due amanti, credendo di trovarsi di fronte la figlia insieme al legittimo marito. Dopo questo debutto a Milano, nella stagione 1936-1937 la commedia fu presentata nuovamente in due atti e ripresa nella versione definitiva il 21 dicembre del 1936 al Mercadante di Napoli con diverse modifiche rispetto alle versioni precedenti. Vengono eliminate alcune battute che rendevano la commedia più comica e nel finale il maggiore risalto viene dato non più all'unione dei due amanti ma piuttosto alla visione di Lucariello che, come recita la bellissima didascalia finale:

"Ottenuto il sospirato 'sì', Luca disperde lo sguardo lontano, come per inseguire una visione incantevole: un Presepe grande come il mondo, sul quale scorge il brulichio festoso di uomini veri, ma piccoli piccoli, che si danno un da fare incredibile per giungere in fretta alla capanna, dove un vero asinello e una vera mucca, piccoli anch'essi come gli uomini, stanno riscaldando con i loro fiati un Gesù Bambino grande grande che palpita e piange, come piangerebbe un qualunque neonato piccolo piccolo…".

Eduardo portò in scena questa commedia fino al 1976 e ormai la sua simbiosi con il personaggio di Luca era totale.
Cito dal saggio di Paola Quarenghi "Dal pari al dispari. Una commedia del repertorio di Eduardo", in "L'arte della Commedia. Atti del convegno di studi sulla drammaturgia di Eduardo" (Bulzoni):

«Come mi raccontava Raimonda Gaetani, scenografa e costumista delle ultime edizioni della commedia, il costume di Luca, un vecchio tweed verdone, era stato già di Eduardo nella vita, poi era diventato abito di scena, anche per altre commedie e ormai da anni e anni era il vestito di Luca Cupiello; di edizione in edizione sempre più liso, sempre più sformato. Quel vestito, che un tempo era stato di buona qualità, ma che ora mostrava tutti i suoi anni, non aveva avuto bisogno di nessuna operazione di invecchiamento teatrale. Con verità, si portava addosso tutte le sue stagioni d'uso scenico».


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