venerdì 22 marzo 2013

"Le voci di dentro" secondo Toni Servillo

A distanza di dieci anni dalla sua ottima messa in scena di Sabato, domenica e lunedì, Toni Servillo torna a cimentarsi con un testo di Eduardo. Ha infatti debuttato due giorni fa a Marsiglia con Le voci di dentro.
Lo spettacolo è frutto di una coproduzione tra il Piccolo Teatro di Milano, Teatri Uniti, il Teatro di Roma ed in collaborazione con il Théâtre du Gymnase di Marsiglia. Il debutto è avvenuto nella città francese, designata Capitale della Cultura 2013, nell'ambito degli eventi culturali che si svolgeranno durante il corso dell'intero anno. In questo contesto la commedia viene  rappresentata in lingua originale, ovvero un alternarsi di italiano e napoletano, con sottotitoli in francese.

Scritto da Eduardo nel 1948 per denunciare la confusione ed il degrado morale che, all'indomani della seconda guerra mondiale, avevano spezzato il filo di speranza che si era intravisto nel finale di Napoli milionaria!, questo testo risulta essere ancora ai giorni nostri - purtroppo - di inquietante attualità.

Dopo le rappresentazioni di Marsiglia, dove rimarrà fino a domani, lo spettacolo arriverà in Italia. Le date previste sono dal 26 marzo al 28 aprile al Piccolo Teatro Grassi di Milano, dal 7 al 31 maggio al Teatro Argentina di Roma per poi proseguire in una tournée negli Stati Uniti. Accanto a Toni Servillo che interpreta Alberto Saporito, c'è Peppe, suo fratello che lo sarà anche sulla  scena vestendo i panni dell'ambiguo Carlo.




Per saperne di più                                                                                  
11 dicembre 1948. Le voci di dentro
Toni Servillo alla tavola di donna Rosa
Toni e Peppe Servillo, due fratelli in scena (G. Baffi, LaRepubblica.it, 22/03/13)
Toni Servillo: un sogno di spettacolo

sabato 9 marzo 2013

La grande magia del teatro di Eduardo

Foto di Tommaso Le Pera
Non ho i titoli né la necessaria cultura teatrale per scrivere una vera recensione sulla rappresentazione de "La grande magia", commedia di Eduardo scritta nel 1947 e portata in scena in questa Stagione 2012/13 da suo figlio Luca. Tuttavia non posso fare a meno di riportare in questo spazio le mie impressioni dopo aver assistito allo spettacolo ieri sera, al teatro Quirino di Roma.

Ammetto di partire da una posizione di parzialità, dovuta al grande amore per il teatro di Eduardo che mi accompagna da tanti, tanti anni e quindi dico subito che ne sono rimasta davvero incantata. Si tratta di una commedia poco conosciuta e poco rappresentata, sia dallo stesso Eduardo che da altri interpreti. La messa in scena più nota è probabilmente quella che Giorgio Strehler realizzò nel 1985 e che in qualche modo la riportò agli onori della ribalta, non solo in Italia ma anche all'estero.

In estrema sintesi la vicenda narrata è quella di un marito geloso che, durante uno spettacolo di prestidigitazione, vede sparire sua moglie in un sarcofago ad opera del mago Otto Marvuglia. Invece di ricomparire dopo pochi minuti, la donna fugge con il suo amante. Per non rivelare il vero motivo di questa inaspettata sparizione, Otto cerca di far credere all'uomo che sua moglie si trova rinchiusa in una scatola che depone nelle sue mani; solo se la aprirà essendo realmente convinto della fedeltà di sua moglie, questa riapparirà. Il gioco si protrarrà fino alle estreme conseguenze poiché l'uomo, piuttosto che affrontare una realtà che lo spaventa e che non accetta, preferisce rimanere nell'illusione, anche quando, a distanza di quattro anni, sua moglie torna a casa.

È una commedia che non fu probabilmente capita fino in fondo negli anni in cui fu scritta e rappresentata. Sono molti i richiami a Pirandello, si discosta dai testi che avevano reso Eduardo celebre ed amato dagli spettatori e dai critici dell'epoca. Oggi risulta essere un testo estremamente attuale in quanto all'illusione del protagonista  è possibile sovrapporre quelle di un'intera società che, con estrema facilità si affida ai "trucchi" dei ciarlatani di turno.

venerdì 8 marzo 2013

"Città leggendarie e saltimbanchi sovrannaturali"

«Di un attore si dice che deve avere presenza scenica. È il minimo e non basta. Quel piantarsi sul palco non deve solo bastare a se stesso, ma deve ordinare intorno a sé lo spazio, come fa il dolore con il corpo, che pure quando occupa la periferia di un piede lo fa diventare centro dei sensi, a forza di pulsare. Eduardo De Filippo era quella presenza che dava peso e geometria a tutti gli altri corpi intorno. Non era riducibile all'attore, al regista, al commediografo, non era somma di componenti, ma trasfigurazione di una città in macchina teatrale. Lui allestiva Napoli sul ridotto di un palcoscenico, ingrandendola. Il suo teatro è stato volontà di giustizia, di rendere giustizia all'affanno di un popolo e di un luogo, che gli affiorava in faccia a scatti, a mosse d'identità. Napoli saliva insieme a lui sui teatri del mondo. Perciò abitarla non gli poteva servire, anzi era lei, domiciliata in lui, che si spostava sul carro dei teatranti. Succede a città leggendarie e saltimbanchi sovrannaturali».

(Erri De Luca, Napòlide, Edizioni Dante & Descartes)