domenica 10 aprile 2011

Sti vvite noste...

Cumme vanno sperdute
p' 'o munno
sti vvite noste...
Cumme ll'uocchie d' 'a ggente,
'e pparole sbagliate
stunate
e vacante,
currenno pe' ll'aria,
pazzianno
e redenno,
se vanno mmiscanno
e mbruglianno...
E allora sti vvite
sbandate
e sbattute
t 'e vvide sperdute
p' 'o munno:
un' 'a ccà,
n'ata 'a llà...

[1972]
Da 'O penziero e altre poesie di Eduardo (pag. 27), Einaudi


sabato 2 aprile 2011

In casa Cupiello. Eduardo critico del populismo

Angelo Puglisi è docente di Diritto Romano presso l'Università Federico II di Napoli. Come spiega nell'introduzione di questo breve ma interessantissimo saggio, quasi casualmente gli fu chiesto dal direttore di "Paese Sera" di scrivere un articolo in occasione della morte di Eduardo.  Nonostante i riconoscimenti ottenuti a livello nazionale e internazionale, Puglisi sosteneva che Eduardo fosse ancora collocato dalla maggior parte della critica tra gli autori del filone regionalistico e populista. Da quell'articolo, diversi anni dopo, è nata l'idea di questo libro.

L'identificazione tra Eduardo e la sua città ed il grande amore del popolo napoletano lo hanno reso quasi un'icona della napoletanità. «Il napoletano ha sempre cercato nel teatro di Eduardo quello che ha voluto e non altro: se stesso, in una sorta di narcisistica autoreferenzialità». Attraverso l'analisi di alcune delle sue opere maggiori (Natale in casa Cupiello, Napoli milionaria!, De Pretore Vincenzo) Puglisi evidenzia come, pur rappresentando molte caratteristiche della napoletanità, Eduardo in realtà ne opera una critica profonda.

«Nel Natale in casa Cupiello i populisti sono Luca ed eventualmente il suo lettore-spettatore, non lo è Concetta che considera il presepe un'abitudine futile e soprattutto dispendiosa, in contrasto con le cose serie e aspre della vita. Non lo è certo Eduardo, il suo robusto, rigoroso pessimismo da tanto lo tiene al riparo. Allorché si affaccia una qualche fiducia, o peggio "speranza", non nel Natale, dove queste non esistono, non ne Le voci di dentro in cui la disperata visione dei rapporti umani non trova lenimento alcuno, ma in Napoli milionaria!, esse non sono riposte nelle "sorti" comunque e infine "progressive" del popolo, ma nella storia-memoria individuale e collettiva come luogo di ricostruzione critica e spesso tormentosa di una consapevole identità».

 Estremamente interessante l'approfondimento nel secondo dei tre capitoli del libro, La critica radicale del populismo, nel quale viene analizzata la commedia De Pretore Vincenzo. Qui Eduardo mette in scena il popolo napoletano e la stessa città di Napoli, uscendo dalla consuetudine di rappresentare la famiglia come specchio della società, dei sentimenti e dei contrasti che la caratterizzano. In particolare Puglisi si sofferma sulla rappresentazione del rapporto con il sacro e della religiosità nella tradizione napoletana, partendo dagli studi in  materia dello storico Giuseppe Galasso.

«[...] senza uscita e senza riscatto è l'amarissima conclusione del dramma nel chiuso di una misera stanza di ospedale, accompagnata dal burocratico cinismo intorno al morente di operatori sanitari e poliziotti. Qui Ninuccia pronuncia l'ultima parola del testo. Poiché ella aveva fatto riferimento all'anello di Vincenzo, all'infermiere  che le chiede: "Tu chi sei?", mentre "lentamente, sulla musica, cala il sipario", Ninuccia risponde: "Nisciuno".
Troppo desolata, nichilista, troppo ultima la parola, per essere solo un riferimento della ragazza a se stessa e non avere per Eduardo, invece, una valenza più generale; essa dice del popolo napoletano quando si lascia rappresentare e/o si  rappresenta, recita se stesso, come un'ipostasi.
Per Eduardo solo con l'autoconsapevolezza dentro la storia può "passà 'a nuttata"».


Angelo Puglisi, In casa Cupiello. Eduardo critico del populismo, Donzelli Editore