venerdì 25 gennaio 2013

Quinto piano, ti saluto!

All'inizio degli anni Trenta,  Eduardo, Titina e Peppino vivono un periodo di grandi soddisfazioni. La nuova compagnia che hanno creato nel 1931, "Il Teatro Umoristico", si va affermando. I loro esordi sono al cinema-teatro Kursaal, dove recitano sketch ed atti unici tra una proiezione e l'altra, e poi finalmente in un vero teatro, il Sannazzaro. I consensi raccolti a Napoli li incoraggiano a presentarsi anche al pubblico del resto d'Italia; nel 1933 iniziano con Bari e Foggia per poi risalire anche al nord, arrivando a toccare San Remo, Torino, Bologna, Milano ed infine Roma.

In quegli anni iniziano a mettere insieme un loro repertorio, comprendente commedie scritte da loro stessi, testi di Scarpetta, Pirandello, Armando Curcio, Luigi Antonelli, Paola Riccora ed altri. Nelle loro opere i  fratelli De Filippo pongono un'attenzione particolare nella ricerca di ruoli adatti alle loro personalità, equilibrando le parti e sfruttando al meglio le capacità interpretative e le caratteristiche di ognuno. In questa ottica sembra fare eccezione l'atto unico di Eduardo dal titolo Quinto piano, ti saluto!, scritto nel 1934 e rappresentato per la prima volta nel novembre dell'anno successivo.

Il giornalista e scrittore Orio Vergani, in una sua recensione ad una messa in scena del 1948, lo definì «appena un foglietto di appunti a matita» e, sebbene non si fosse espresso in termini positivi, questa definizione a me è piaciuta molto. Si tratta di un breve atto unico dai toni malinconici, pur non mancando alcuni spunti comici. Racconta la storia di Giacomo, un uomo che trovandosi a passare casualmente in una via di Napoli nella quale aveva abitato in gioventù, scopre che il palazzo in cui era vissuto sta per essere demolito. Sale allora fino alla sua vecchia abitazione del quinto piano e, di fronte agli operai che la stanno buttando giù mattone dopo mattone, prende commiato dalla casa della sua infanzia e giovinezza. Secondo alcuni è possibile rintracciare un'ispirazione autobiografica nell'atto unico in quanto, proprio nel 1934, fu abbattuto il palazzo in cui aveva vissuto per un periodo sua madre. In ogni caso, come recitava il sottotitolo del programma di sala, si tratta di uno «scorcio nostalgico», quasi una riflessione che l'autore rivolge al pubblico, affidata al monologo di Giacomo. Il testo è introdotto da una didascalia iniziale piuttosto lunga, nella quale Eduardo intende trasmettere l'atmosfera che si respira

venerdì 11 gennaio 2013

Mariangela Melato (1941 - 2013)


Mariangela Melato, una delle migliori attrici italiane, è morta questa mattina a Roma.

Un paio di anni fa ha interpretato il personaggio di Filumena Marturano nell'edizione televisiva realizzata da Massimo Ranieri. La scelta di rendere in italiano alcune commedie di Eduardo ha suscitato diverse perplessità; secondo l'opinione di molti infatti, i suoi personaggi sono troppo intimamente legati a Napoli ed alla sua lingua per essere calati in un altro contesto geografico. Io personalmente non sono d'accordo. Pur prediligendone le versioni originali, credo che siano figure talmente vive e rappresentative di tanta umanità, che in qualunque latitudine riescono a trasmettere il loro messaggio.

Figuriamoci poi quando a interpretarli sono artisti come Mariangela Melato.