domenica 15 settembre 2013

Le molte vite di Sik-Sik

«Quando mi domandano qual è il personaggio di una commedia che io ami di più, io fingo imbarazzo, cerco di eludere [...] e lo faccio così, per un senso di delicatezza, per non urtare contro il gusto della persona che mi interroga. Ma qui, di fronte a una platea tanto vasta e così esclusa da ogni constatazione immediata io sento il dovere di dire la verità. Il personaggio che più mi sta a cuore, che più amo è Sik-Sik, l'artefice magico».

Con queste parole Eduardo presentava l'edizione televisiva del 1962 del suo atto unico Sik-Sik, l'artefice magico. Ad ulteriore riprova di quanto fosse legato a questo povero illusionista-illuso (secondo la felice definizione che ne ha dato Anna Barsotti) è il fatto che lo scelse come ultimo personaggio da interpretare per il suo addio alle scene nel 1980. Sik-Sik, concepito dal suo autore durante un viaggio in treno tra Roma e Napoli nel 1929, può vantare di essere stata la prima opera di Eduardo pubblicata nei primi anni Trenta, edita dalla Tirrena, una casa editrice di Napoli, insieme all'atto unico Filosoficamente.

Sia con la compagnia "Il Teatro Umoristico" che con "Il Teatro di Eduardo" è stato portato in scena nel corso di tutta la lunghissima carriera del suo autore. Nella stagione 1978-79 fu rappresentato a Napoli, al San Ferdinando insieme al Berretto a sonagli di Pirandello. In quell'anno era direttore del teatro il giornalista, scrittore e critico teatrale Giulio Baffi il quale, una sera, registrò su un nastro l'audio dello spettacolo. A distanza di anni, dopo la morte di Eduardo, Sik-Sik è tornato in palcoscenico interpretato da Carlo Cecchi e da Silvio Orlando. Assistendo a queste rappresentazioni Baffi si rese conto che, rispetto allo spettacolo del San Ferdinando, erano assenti molte battute rimaste impresse nel suo nastro.

giovedì 12 settembre 2013

Sabato, domenica e lunedì. Eduardo De Filippo, teatro vita copione e palcoscenico

Nell'ottobre 2001, a conclusione delle celebrazioni  per il centenario della nascita di Eduardo, il Centro Teatro Ateneo ed il Dipartimento di Arti e Scienze dello Spettacolo dell'Università di Roma organizzarono un convegno della durata di tre giorni al quale intervennero studiosi, giornalisti, scrittori ed attori per portare, ciascuno nel proprio ambito, testimonianze sulla figura di Eduardo.

Gli atti del convegno furono successivamente pubblicati in una edizione non in commercio, in occasione della Settimana della Cultura del 2005 ed in seguito Agostino Lombardo e Ferruccio Marotti vollero includere il volume nella collana Memoria di Eduardo dell'editore Bulzoni.

La tre giorni si svolse effettivamente tra un sabato ed un lunedì (dal 27 al 29 ottobre), e si concluse con un pranzo a base di ragù, a voler richiamare, ovviamente, la celebre commedia che ha dato il titolo al convegno.

Gli interventi dei relatori furono numerosi e di grande interesse. Il critico teatrale Aggeo Savioli ad esempio, nella sua relazione Questi fantasmi di guerra, si è soffermato ad analizzare come le opere di Eduardo siano state uno specchio fedele della Storia, in particolare negli anni della guerra e del dopoguerra.
Il giornalista Emilio Pozzi, intitolando il suo intervento Pulecenella va cercando ha approfondito il legame tra Eduardo e le città che hanno avuto nella sua storia personale ed artistica un significato particolare: Napoli, Milano, Roma e Firenze.
Huguette Hatem, traduttrice delle sue opere in lingua francese, ha analizzato le commedie "metateatrali", quelle cioè nelle quali viene rappresentato il mondo del teatro che in Eduardo è metafora del mondo.

Naturalmente non mancano gli approfondimenti sempre estremamente interessanti di Paola Quarenghi (Eduardo: 1954-1948. Esperimenti col "fuori scena") ed Antonella Ottai (Padri deboli e padri forti nel teatro di Eduardo). Ed ancora, tra gli altri, Maurizio Giammusso, autore della sua biografia (Le sorprese di un biografo), Nicola De Blasi, che insieme alla Quarenghi ha curato l'edizione critica delle opere per la collana "I Meridiani" (Edizione critica del teatro di Eduardo De Filippo: errori di stampa ed errori di lingua nel testo di Napoli milionaria!), Anna Barsotti (Eduardo: affabulazione e silenzi).

mercoledì 4 settembre 2013

"Nostalgia e disperazione"

«Ho creduto nella sua drammaturgia, ho creduto nel testo, ho creduto nel suo pensiero teatrale. Il lavoro su Eduardo, per certi aspetti, si inserisce nella tradizione di quello sui grandi comici, il che lo mette in linea diretta, per esempio, con Molière, per parlare di un altro autore sul quale ho lavorato molto. E in più c'è una particolarità che mi affascina molto parlando del suo teatro, dei suoi testi, della sua recitazione. C'è un nodo, nel fondo del teatro di Eduardo, che è fatto di un impasto di nostalgia e disperazione. La disperazione è un sentimento che lui consegna a certi suoi personaggi che vivono uno stallo esistenziale, al di là di certi finali solo apparentemente concilianti. La nostalgia appartiene al teatro come forma antichissima, a cui l'uomo affida l'espressione di questa disperazione».

(Toni Servillo in T. Servillo e G. Capitta, Interpretazione e creatività, Editori Laterza)