Ho già scritto lo scorso anno della commedia Le voci di dentro portata in scena da Toni Servillo. Una grande messa in scena, una messa in scena fedele all'originale anche se non ruffiana, emozionante e ipnotica, interpretata in maniera impeccabile e coinvolgente da un cast di attori che in alcun modo hanno fatto rimpiangere gli interpreti che tutti noi ricordiamo nella edizione televisiva di Eduardo, e che i più fortunati hanno potuto applaudire in teatro.
Qualche settimana fa la Rai ha realizzato una diretta televisiva dal Teatro San Ferdinando, dove Toni Servillo e la sua compagnia hanno riproposto la commedia che nella scorsa stagione ha avuto un enorme successo di pubblico e si è aggiudicata cinque premi alle Maschere del Teatro Italiano: miglior spettacolo della stagione 2013-14, miglior regia, miglior attore protagonista, miglior attore non protagonista (Peppe Servillo) e miglior attrice non protagonista (Chiara Baffi).
Personalmente amo moltissimo questa commedia, dalla quale ho mutuato anche il titolo di questo mio blog, ed ho ugualmente amato la messa in scena di Servillo. Da questa ho tratto alcuni momenti, quelli che mi hanno da sempre emozionato di più.
«'E muorte so' assaie»
Siamo nel primo atto. I fratelli Saporito si sono introdotti in casa dei Cimmaruta i quali, ignari, non sanno che di lì a poco saranno arrestati con l'accusa di essere degli assassini. Alberto Saporito allude, parlando di coloro che, essendo morti per mano dei propri simili, non danno pace ai vivi. In questa scena uno straordinario Peppe Servillo accompagna, senza dire una parola, il monologo di suo fratello, con una espressività che lascia senza parole.