lunedì 28 dicembre 2009

Titina mia

Titina mia,
Titì...
Che t'aggia dicere...
Si te tenesse ccà pe' nu mumento,
pe' na mez'ora,
n'ora sulamente,
desse diece anne 'e chesta vita mia,
ca vita cchiù nun è
ma è sempe vita!
T'appujasse sta capa
ncopp' 'a spalla
e te dicesse:
«Fino a che sto nterra e ssongo vivo
simmo ancora nuie!».
Cu ll'uocchie dint'a ll'uocchie
t' 'o dicesse...
E a gocce a gocce
se nfunnèssero 'e mmane
'e tutt'e dduie.


Da 'O penziero e altre poesie di Eduardo, Einaudi, pag. 77


lunedì 21 dicembre 2009

21 dicembre 1931. Storia del Natale


È una di quelle commedie che viene considerata un classico, non fosse altro perché praticamente ogni anno, nel periodo natalizio, viene riproposta in TV.

Sembra quasi una storia di famiglia, che appartiene a tutte le famiglie che si riunivano e si riuniscono ancora per assistere alle vicende del povero Luca Cupiello che vede andare in frantumi, insieme al "presebbio", tutto il suo mondo.

È molto interessante la storia di questa commedia. Nel 1931 la Compagnia Teatro Umoristico I De Filippo, che vedeva riuniti Eduardo, Titina e Peppino, aveva un contratto con il cinema-teatro Kursaal di Napoli. Erano impegnati con tre spettacoli al giorno, nell'intervallo tra una proiezione e l'altra. Avevano un vasto repertorio soprattutto di sketch di rivista, scritti dagli stessi fratelli. Uno di questi era proprio Natale in casa Cupiello, un atto unico (il secondo attuale) ed aveva un carattere prevalentemente comico, al centro del quale era messo in risalto l'intreccio amoroso. I caratteri dei personaggi erano appena abbozzati e molte delle situazioni erano lasciate "a soggetto", all'improvvisazione degli attori. In questa prima versione, nel finale i tre personaggi (Luca, Tommasino e Pasquale), quando fanno il loro ingresso vestiti da Re Magi per portare i doni a Concettina, troveranno la stanza vuota poiché tutti sono scesi per dividere Nicolino, il marito tradito, e Vittorio, l'amante, che si stanno affrontando. Nella versione definitiva invece, troveranno la povera Concettina seduta al tavolo, in lacrime. Questo atto unico debuttò il 21 dicembre 1931, ebbe un successo enorme e rimase in cartellone al Kursaal per diversi mesi. Quando si spostò al teatro Reale fu vietato dalla censura ai minori di sedici anni poiché metteva in scena un adulterio, per di più associato ad una festività religiosa, e questo era per l'epoca motivo di scandalo.

Nella stagione teatrale successiva la compagnia fu scritturata al teatro Sannazzaro e Eduardo aggiunse un atto alla commedia, il primo. Questo introdurrà la vicenda già rappresentata nell'atto unico ed inizieranno a delinearsi meglio i caratteri dei personaggi. Comincia ad assumere importanza anche il presepe di Luca che rappresenta per lui un rifugio dalle angustie che vive in famiglia e delle quali, comunque, lui sembra non accorgersi. Il copione è ancora abbastanza abbozzato, povero di didascalie e con molte situazioni lasciate ancora all'improvvisazione. La critica dell'epoca continua a considerarla un'opera più che altro farsesca e mette in evidenza soprattutto la bravura degli attori che, anzi, vengono invitati a dedicarsi ad opere meno superficiali. In quegli anni il regime appoggiava un teatro più di cultura ed osteggiava il teatro dialettale.

venerdì 18 dicembre 2009

Ciampa





Nel 1936 Eduardo affrontò per la prima volta il personaggio di Ciampa, protagonista della commedia di Luigi Pirandello Il berretto a sonagli.  
In quella occasione Pirandello scrisse a Eduardo: «Ciampa era un personaggio che attendeva da vent'anni il suo vero interprete».


mercoledì 16 dicembre 2009

Padre Cicogna


«L’idea, il desiderio che ho di mettere in musica Padre Cicogna risale a più di venti anni fa, praticamente alla prima volta che l’ho letto, rimanendone profondamente sedotto. E ora sono molto grato al Teatro di San Carlo, al Teatro Stabile di Napoli, al Comune di Napoli e a tutti quelli che collaborano a questa iniziativa, che mi danno la possibilità di far vedere luce a questo impegnativo progetto. Provare a musicare un poema di Eduardo comporta, come s’immagina, una forte responsabilità e anche – fatemelo dire - un po’ di paura. Sto scrivendo melodie, temi e ritmi fra i versi di Padre Cicogna con l’attenzione chirurgica che avrei nel danzare in una sala piena di cristalleria preziosa, con il continuo timore di fare un passo falso e rompere un bicchiere. Detto questo, nel racconto sinfonico che presenteremo il 20 dicembre al Teatro San Ferdinando, la voce recitante narrerà la storia Padre Cicogna con i versi di Eduardo, integralmente riproposti. Quattro voci cantanti – due maschili e due femminili – contrappunteranno gli accadimenti con versi della tradizione popolare natalizia napoletana, versi della antica liturgia in latino e versi dello stesso Eduardo. Interverranno come un piccolo coro che dà voce al quartiere dove va ad abitare Cicogna, alias Emanuele. Accompagnerà, scandirà e commenterà il racconto, un’orchestra di carattere parzialmente sinfonico e parzialmente – diciamo così – etnico, pop... Non mi viene un aggettivo migliore: per intenderci chitarra, mandolino, batteria, flauto dolce, più o meno. Di più non so dirvi, perché l’opera è ancora in fase di scrittura, con tutte le possibilità di correzione di rotta che ciò comporta. Ringrazio Luca De Filippo per avermi dato la fiducia e l’incoraggiamento ad affrontare Padre Cicogna, consentendomi di metterci mano, di metterci cuore e, soprattutto, di metterci matita e pentagrammi.» 
Nicola Piovani



lunedì 14 dicembre 2009

Un assassinio nel bilancio di famiglia

ALBERTO: Mo volete sapere perché siete assassini? E che v’ ‘o dico a ffa’? Che parlo a ffa’? Chisto mo, è ‘o fatto ‘e zi’ Nicola… Parlo inutilmente? In mezzo a voi, forse, ci sono anch’io e non me ne rendo conto. Avete sospettato l’uno dell’altro: ‘o marito d’ ‘a mugliera, ‘a mugliera ‘d ‘o marito… ‘a zia d’ ‘o nipote… ‘a sora d’ ‘o frate… Io vi ho accusati e non vi siete ribellati, eppure eravate innocenti tutti quanti… Lo avete creduto possiblie. Un assassinio lo avete messo nel bilancio di famiglia! La stima, don Pasqua’, la stima reciproca che ci mette a posto con la nostra coscienza, che ci appacia con noi stessi, l’abbiamo uccisa… E vi sembra un assassinio da niente? Senza la stima si può arrivare al delitto. E ci stavamo arrivando. Pure la cameriera aveva sospettato di voi… La gita in campagna, la passeggiata in barca… Come facciamo a vivere, a guardarci in faccia?(Esaltato, guardando in alto verso il mezzanino) Avive ragione,  zi’ Nico’! Nun vulive parlà cchiù… C’aggia ffa’, zi’ Nico’? (Più esaltato che mai, implorando) Tu che hai campato tanti anni e che avevi capito tante cose, dammi tu nu cunziglio… Dimmi tu: c’aggia ffa’? Parlami tu… (Si ferma perché ode, come in lontananza la solita chiacchierata pirotecnica di zi’ Nicola, questa volta prolungata e più ritmata) Non ho capito, zi’ Nico’! (Esasperato) Zi’ Nico’, parla cchiù chiaro!  (Silenzio. Tutti lo guardano incuriositi) Avete sentito?
TUTTI: E che cosa?
ALBERTO: Comme, non avete sentito sparare da lontano?
TUTTi: No.
ALBERTO:  (Ormai calmo e sereno) M’ha parlato e nun aggio capito(Amaro, fissando lo sguardo in alto) Non si capisce! […]

Da "Le voci di dentro", atto II, in  Cantata dei giorni dispari, vol. I, pagg 436-437, Einaudi


domenica 13 dicembre 2009

Un quarto di secolo fa

Quest'anno ricorrono i venticinque anni dalla morte di Eduardo. Per ricordare questa ricorrenza il 20 e 21 dicembre a Napoli, in quello che fu il suo teatro, il San Ferdinando, verrà messo in scena un testo poco conosciuto ai più. Si tratta di un poemetto che Eduardo scrisse nel 1969 dal titolo Padre Cicogna. Racconta la storia di un sacerdote che, innamoratosi di una donna lascia la vita religiosa. Per ottenere il perdono da Dio fa un voto: metterà al mondo tre figli maschi a cui darà i nomi dei Re Magi e che la notte di Natale renderanno omaggio al Bambino Gesù. La sorte vuole però che ad ogni Natale muoia uno dei tre bambini ed il pover’uomo non riuscirà così a tener fede al suo voto.
Il testo sarà recitato da Luca De Filippo su musiche di Nicola Piovani, che dirigerà l’orchestra del Teatro San Carlo.
Sarebbe veramente bello se Mamma Rai mandasse in onda la serata, così come avvenne per lo spettacolo che fu fatto al San Carlo in occasione dei cento anni dalla sua nascita.
Per il momento, a quanto ne so, soltanto i fortunati che potranno recarsi al San Ferdinando avranno la possibilità di assistere a quella che si preannuncia essere  una grande serata.

venerdì 4 dicembre 2009

'E notte

Tutt'è silenzio dint'a sta nuttata
nun se sente nu passo 'e cammenà.
Nu ventariello tutta na serata
pare ca me vuleva accarezzà...
E finalmente chiagno! Tu nun vide,
tu staje luntano, comme 'o può vedé?
Però t' 'o ddico pecché tu me cride
e si me cride, chiagne nzieme a me!
Scenne stu chianto lento, doce doce,
nun aizo na mano p' 'asciuttà.
Io strillo  pe' te fa' sentì sta voce,
ma tu nun può sentì... c' allùcco a ffà?
Tutt'è silenzio... ncielo quanta stelle!
Affaccete, tu pure 'e ppuò vedé:
songo a migliare, e saie pecché so' belle?
Pecché stanno luntano, comm' 'a tte!

da "'O penziero e altre poesie di Eduardo" - Einaudi - pag. 5


mercoledì 2 dicembre 2009

Ancora a proposito di Sik-Sik

Sto leggendo un libro molto interessante, dal titolo "Eduardo, Fo e l'attore-autore del Novecento". L'autrice è Anna Barsotti, docente di Discipline dello Spettacolo all'Università di Pisa. 

C'è un interessantissimo capitolo dedicato proprio alla figura di Sik-Sik che l'autrice definisce "illusionista-illuso". Voglio annotare questi passaggi:

«A partire dalla raffigurazione di questo 'illusionista-illuso', che si ostina eroi-comicamente a salvare il proprio sogno di grandezza, anche attraverso la manomissione verbale dei fatti, la 'drammaturgia della prova' eduardiana apre un passaggio reciproco tra chi fa il teatro e chi lo guarda» (pag. 253).

E ancora:

«[...] l'artefice magico continuerà a rapresentare, per Eduardo, una specie di Sosia geniale e pezzente, mito e memento insieme. [...] E con la riproposta di questo personaggio l'autore concluderà la sua carriera di attore, perché l'illusionista-illuso non è soltanto il prototipo eduardiano del 'costruttore di sogni', ma è il prototipo dell'attore, quale illusionista universale che i sogni vuole costruirli anche per gli altri, per il "pubblico rispettabile". I sogni, e forse - se possibile - anche qualcosa di più» (pag. 257).