mercoledì 18 dicembre 2013

Eduardo e il suo monologo tra cinema, teatro e storia

È stato da poco pubblicato dall'editore Rubbettino un Quaderno, il primo di una nuova serie curata dalla Cineteca Nazionale, dedicato al ritrovamento, avvenuto nel 2012, di un interessante documento filmato rimasto inedito e probabilmente mai proiettato, di cui è protagonista Eduardo. Realizzato negli anni tra il 1949 ed il 1950 per propagandare il Piano Marshall, il cortometraggio propone una rivisitazione della celeberrima scena del balcone di Questi fantasmi!, con Pasquale Lojacono che conversa con l'invisibile dirimpettaio, il professor Santanna.

Il filmato, intitolato Monologo, era stato presentato lo scorso mese di marzo nel corso di una giornata di studi organizzata dal Centro Teatro Ateneo e dal Centro Sperimentale di Cinematografia, dai cui archivi è emerso questo prezioso reperto. Il piccolo volume, presentato in settembre alla Biennale di Venezia, raccoglie i contributi dei partecipanti al convegno.

Con una calzante metafora Sergio Bruno, del Centro Sperimentale di Cinematografia e curatore della pubblicazione, ha definito il ritrovamento del filmato «come un messaggio in una bottiglia» ed ha ripercorso le fasi del suo recupero negli archivi della Cineteca Nazionale e delle operazioni di restauro sulla pellicola. Questo ritrovamento ha offerto lo spunto per approfondire alcuni aspetti legati al filmato, alla sua destinazione e, ampliando il discorso, per analizzare il contesto storico e politico dell'immediato dopoguerra. In particolare si è focalizzata l'attenzione sulla politica estera degli Stati Uniti, sul piano di aiuti economici attuato nei confronti delle nazioni europee, sulle strategie di propaganda utilizzate. Naturalmente l'approfondimento ha toccato anche temi più strettamente legati all'attività cinematografica di Eduardo in quegli anni ed il suo rapporto con la politica. Di grande interesse anche l'analisi del format utilizzato per la realizzazione di questo cortometraggio, già sfruttato anche in occasione delle elezioni tenute in Italia nel 1948.

domenica 8 dicembre 2013

Eduardo su Youtube. "La tangibile nostalgia di un'assenza"


Quando Eduardo presentò agli aspiranti allievi il corso di Drammaturgia che avrebbe tenuto all'Università La Sapienza di Roma, si soffermò tra l'altro sull'importanza della tradizione, spiegando cosa rappresentasse per lui: un punto di partenza , la vita che continua, qualcosa che può essere anche confutato e negato, ma che prima va conosciuto, un trampolino di cui servirsi per "saltare molto più in alto". Intraprese questa esperienza in tarda età, quando ormai la salute non gli permetteva più di recitare, per mettere a disposizione dei giovani il suo "mestiere", per dare loro il "coraggio di scrivere" e per non lasciar morire la sua tradizione.

Nel corso della sua lunga vita di uomo di teatro, Eduardo si servì dei nuovi mezzi di comunicazione che man mano andavano prendendo piede per documentare e diffondere presso un pubblico sempre più vasto la sua opera. Negli anni '50 registrò per la radio Filumena Marturano e Le voci di dentro, alcune delle sue commedie più note furono adattate per il cinema, con esiti più o meno fortunati, ed infine iniziò la sua esperienza con la televisione. Fu un approccio basato in un primo momento su un sentimento di diffidenza. Eduardo infatti temeva che questo mezzo, nato da poco, potesse inflazionare il suo repertorio. Le prime commedie andate in onda furono delle riprese in diretta da teatro, soprattutto del repertorio Scarpettiano (Miseria e nobiltà, Tre cazune furtunate). Nel '56 registra  sei telefilm tratti da suoi atti unici e quindi nel 1962 realizza il primo ciclo di commedie. Si tratta di una novità assoluta per la televisione in quanto Eduardo si propone come autore, attore, regista, capocomico della stessa compagnia con cui lavora in teatro.
Seguirà un secondo ciclo due anni dopo, quindi il cosiddetto "ciclo Scarpettiano" a distanza di undici anni ed a seguire un terzo e quarto ciclo tra il 1975 ed il 1981. Nel corso di questa lunga frequentazione, Eduardo segue le evoluzioni del mezzo televisivo, passando dal bianco e nero al colore e prendendo sempre maggior confidenza con lo strumento, il che gli permise anche di imporre maggiormente il suo stile. A partire infatti dai lavori realizzati negli anni '70, abbandona alcuni schemi televisivi legati al linguaggio e soprattutto alle ambientazioni, piegando il mezzo televisivo ai linguaggi ed agli spazi teatrali. Non più quindi scene ricostruite nei minimi dettagli, personaggi che si spostano da un ambiente all'altro come negli sceneggiati, ma la riproduzione di un vero palcoscenico, trucco e recitazione degli attori come se si trovassero in un vero teatro, fino ad arrivare alle sagome disegnate del pubblico in sala a cui, nelle ultime registrazioni, la compagnia ripresa di spalle, rivolge il rituale ringraziamento.

martedì 3 dicembre 2013

Requie all'anema soja... I morti non fanno paura

Requie all'anema soja... è un atto unico la cui prima stesura viene fatta risalire al 1926, anno in cui Eduardo recitava nella compagnia di Vincenzo Scarpetta. Non fu tuttavia rappresentato fino al 1932, quando venne portato in scena dalla compagnia "Teatro Umoristico i De Filippo" al Teatro Kursaal di Napoli.
Nel 1952 Eduardo lo ripresentò al Piccolo Eliseo di Roma insieme ad altri due atti unici, Amicizia e La voce del padrone, curandone però solo la regia . Gli interpreti erano giovani attori non dialettali, tra i quali Paolo Panelli, Bice Valori, Tino Buazzelli, Nino Manfredi e con le scene di Titina. In occasione di questa messa in scena il testo viene italianizzato ed anche il titolo cambia, divenendo I morti non fanno paura. I caratteri dei personaggi sono meglio messi a fuoco, ampliate le didascalie e definite le scene che nella versione originale erano lasciate a soggetto. Anche il finale viene cambiato e da una conclusione grottesca Eduardo passa ad una più moraleggiante e pessimistica.

La scena si svolge in una delle due stanze di una povera casa. Si è da poco svolto il funerale di Gennaro, un uomo nel pieno delle forze morto all'improvviso. Amalia, la vedova, affranta e quasi inebetita viene sostenuta e consolata da Carmela, energica vicina di casa «seduta in un atteggiamento apparentemente indispettito, come se la morte avesse dovuto chiedere il permesso a lei prima di pigliarsi don Gennaro». Sono presenti anche due colleghi del defunto, raggiunti poco dopo da un terzo, arrivato in ritardo per aver «fatto questione» con la moglie. Si unisce ai presenti anche Nicola, il portiere del palazzo, che offre i suoi servizi ad Amalia. Tutti i presenti sono costernati dalla rapidità con cui Gennaro è passato a miglior vita mentre la vedova continua a dolersi per la sua perdita. Carmela la convince ad andare a casa sua per rifocillarsi e tranquillizzarsi. Amalia però è preoccupata perché attende da un momento all'altro il rientro di Enrico, un agente di commercio di ritorno da un viaggio di lavoro, il quale ha preso in affitto la seconda camera dell'abitazione. Proprio nella sua stanza, la più appartata della casa, hanno allestito la camera ardente ed ancora non è stata sgomberata dai ceri e dal letto su cui, fino a poco prima, era deposto il morto.