Campese è un capocomico d'altri tempi, appartenente ad una «generazione di comici i quali da secoli riescono a dominare la fame ingoiando saliva», che con la sua compagnia, composta dai membri della famiglia, porta gli spettacoli in piccoli paesi di provincia, montando e smontando di volta in volta un tendone, in cui la gente semplice può recarsi perché il costo del biglietto è accessibile e dove non si vergogna di entrare, contrariamente a quanto accade nei "veri" teatri. Campese è nato dietro le quinte, «sul trono dell'Amleto» mentre il padre recitava in palcoscenico le ultime scene di un dramma, e sulle tavole del palcoscenico ha mosso i primi passi.
Addentrandomi nelle mie ricerche e letture "eduardiane" ho incontrato diverse volte un nome che, per assonanza, evoca quello del protagonista de "L'arte della commedia", Carlo Molfese. Ancora una volta la comunicazione virtuale mi è stata d'aiuto e, senza inizialmente sperare in un esito positivo, sono invece riuscita a stabilire un contatto con lui. Ho avuto anche l'onore di ricevere il suo apprezzamento per questo mio modesto angolo dedicato ad Eduardo e sperduto nella vastità della rete.
La storia di Carlo Molfese è davvero affascinante. Si tratta infatti di un personaggio che ha avuto un ruolo notevole nella scena teatrale italiana e che ha molte somiglianze con Oreste Campese. Carlo Molfese è nato nel 1934 a Brienza, in provincia di Potenza. I suoi genitori erano attori e si trovavano da quelle parti con la compagnia di Carlo Titta. Ancora in fasce partecipò come comparsa in un dramma popolare messo in scena dalla compagnia. Divenuto più grande, per seguire la tradizione familiare (il nonno era un noto avvocato), intraprese gli studi di giurisprudenza, che però abbandonò ben presto per seguire la sua passione per il teatro. Iniziò a frequentare a Napoli la Galleria Umberto I, punto di ritrovo di giovani artisti.