mercoledì 8 dicembre 2010

8 dicembre 1940. Non ti pago

«Una commedia molto comica che secondo me è la più tragica che io abbia scritto», così Eduardo definì Non ti pago, parlando agli studenti del corso di Drammaturgia che tenne nel 1982-83 all'Università La Sapienza di Roma.
La commedia fu scritta nel 1940, in un particolare momento della storia della compagnia formata dai tre fratelli. Titina infatti aveva da poco lasciato Eduardo e Peppino per tornare al teatro di rivista insieme a Nino Taranto. Fino a quel momento la scelta delle commedie da rappresentare era stata influenzata dalla necessità di tenere conto di tutte e tre le personalità, prediligendo quindi lavori in cui i rispettivi ruoli risultassero equilibrati. Nel momento in cui Titina lasciò la compagnia, in cui svolgeva anche un ruolo di mediatrice tra i due fratelli, i lavori messi in scena dei De Filippo iniziarono a rappresentare situazioni di contrapposizione tra due personaggi, come appunto in Non ti pago, in cui troviamo Ferdinando Quagliuolo, il gestore di un banco lotto, ed il suo dipendente, Mario Bertolini. Ferdinando è un accanito giocatore; aiutato da Aglietiello, uomo di fatica  in casa sua, passa le nottate sui tetti cercando i numeri da giocare addirittura attraverso l'interpretazione della forma delle nuvole, senza tuttavia riuscire a realizzare le vincite sperate. Bertolini, al contrario, è fortunatissimo e incassa vincite in continuazione, il che lo rende particolarmente odioso a Ferdinando. Bertolini inoltre è innamorato di Stella, la figlia di Ferdinando, e vorrebbe sposarla. Il casus belli è rappresentato da una quaterna milionaria centrata dal giovane, grazie ai numeri 1, 2, 3 e 4 che gli sono stati suggeriti in sogno dal padre di Ferdinando che, naturalmente, va su tutte le furie. Si rifiuta quindi, in qualità di gestore del banco lotto, di pagare la vincita, sostenendo che questa spetta a lui. Bertolini infatti abita nella casa che una volta era di Ferdinando e nel sogno, il padre lo ha chiamato "piccerì", proprio come chiamava in vita suo figlio.

Nel secondo atto la moglie Concetta, chiamando in aiuto anche il parroco, cercherà di convincere Ferdinando a restituire il biglietto che aveva sottratto a Bertolini ed a pagare la vincita, ma saranno sforzi vani. Ferdinando ricorre anche all'assistenza di un avvocato che, di fronte all'assurdità delle sue pretese lo abbandonerà. Ferdinando allora finge di aver perduto il biglietto, convoca Bertolini e, sotto la minaccia di una pistola, a cui aveva in precedenza tolto i proiettili, cerca di costringerlo a firmare una dichiarazione con cui rinuncia alla vincita. Bertolini però, messo sull'avviso da Aglietiello, si rifiuta di firmare. Ferdinando, esasperato lo colpisce alla testa con l'impugnatura della pistola. Bertolini sembra essere uscito trionfatore da questo scontro e minaccia di denunciare Ferdinando. Questi allora per dimostrare che la sua era solo una messa in scena, preme il grilletto ma dall'arma parte veramente un colpo. Spaventato da quello che sarebbe potuto succedere, Ferdinando consegna il biglietto al suo contendente ma lancia la sua "maledizione".

Nel terzo atto veniamo a sapere che la maledizione ha avuto il suo effetto e Bertolini è rimasto vittima di una serie ininterrotta di incidenti e disgrazie che gli hanno impedito di entrare in possesso della vincita. Decide di restituire il biglietto a Ferdinando che a questo punto dà il suo consenso alle nozze tra Bertolini e sua figlia Stella, che porterà in dote i quattro milioni della vincita.

La commedia fu rappresentata per la prima volta l'8 dicembre 1940 al Teatro Quirino di Roma in una versione diversa, che successivamente Eduardo modificò in quella che è nota ancora oggi. Nella stesura originale Ferdinando, abbandonato da tutti i suoi familiari, si vedrà costretto a cedere a Bertolini il biglietto e a dare il consenso per il matrimonio con Stella. La critica accolse in maniera molto positiva la commedia, tributando grandi elogi sia ad Eduardo in quanto autore, sia all'interpretazione di entrambi i fratelli. Scrisse a questo proposito Renato Simoni sul Corriere della Sera: «Procopio[nella prima versione questo era il nome di Bertolini] è un po' una maschera; ma Ferdinando è un personaggio [...] Eduardo De Filippo ha rappresentato l'ira sbalordita, la convinzione testarda, l'irragionevolezza raziocinante, la grandigia prepotente di Ferdinando salendo dai toni che suscitano il riso a quelli che sfiorano il dramma, e Peppino ha inciso i segni caricaturali di Procopio nella più bella e viva sostanza della comicità napoletana». Per la prima volta si iniziano a considerare i testi di Eduardo al di fuori del teatro dialettale ma come dei veri e proprio testi drammaturgici. «Nei De Filippo c'è […] una tendenza allo studio, all'ordine, che li salva dal pericoloso mare dei dialetti e ci fa azzardare l'ipotesi che la commedia italiana possa resuscitare passando per Napoli [...]. Senza voler esagerare ci si accorge che sono più vicini loro alla letteratura di quanto non lo siano molti autori d'oggi al teatro» (Ennio Flaiano).
  
Nel 1942 fu realizzata la versione cinematografica con tutti e tre i fratelli e con la regia di Carlo Ludovico Bragaglia, che firmò anche la sceneggiatura. In questa versione il testo originale fu rielaborato e venne introdotta anche la trovata della "maledizione" che fu poi proposta anche nella nuova versione teatrale, elaborata da Eduardo quando riprese la commedia nel dopoguerra. Forse per il fatto che Peppino aveva lasciato la compagnia, il ruolo di Bertolini viene ridimensionato, non essendoci più ad interpretarlo un attore della sua levatura. Nel 1964 fu registrata la versione televisiva.

Non ti pago fu rappresentata nelle stagioni dal 1940 al 1945. Fu poi ripresa nel 1947 fino al 1950, poi di nuovo dal 1953 al 1956, nel 1962-63, e nel 1968-69, quando la parte di Bertolini fu affidata al giovanissimo Luca De Filippo che appariva in cartellone con il nome di Luca Della Porta e che la riportò in scena nella stagione 1989-90, nel ruolo di Ferdinando.

Bibliografia
Eduardo De Filippo, Teatro, Vol. I, a cura di Paola Quarenghi e Nicola De Blasi (Mondadori - I Meridiani)
Eduardo De Filippo, Cantata dei giorni pari, a cura di Anna Barsotti (Einaudi)


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1 commento:

  1. Meraviglioso affresco popolare,in cui ironia, credenze,realta' e finzioni si mescolano sino ad attribuire LOGICA ad avvenimenti onirici. "Avvoca'.... ma siete di Napoli ? " commenta l'incredulo Ferdinando di fronte alla considerazione dell'avv.Strummillo che non esiste un caso.Se esistesse un Oscar teatrale andrebbe assegnato ad Ugo D'Alessio che con assoluta maestria occupa la scena spesso senza pronunciare battuta...eppure e' una sorta di Sancio rispetto al domenico collerico.E come non godere di Carlo Lima,meraviglioso antipatico,Gastone "troppo fortunato.... "

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