giovedì 7 gennaio 2010

14 gennaio 1948. Le bugie con le gambe lunghe

Nel dicembre 1946, subito dopo il debutto a Napoli di Filumena Marturano, Eduardo scrisse Le bugie con le gambe lunghe. L'accoglienza di Filumena a Napoli non era stata entusiasmante e probabilmente Eduardo aveva voluto tenere un titolo di riserva con cui sostituirla se fosse stato necessario. Non ce ne fu bisogno perché, dopo averla rimessa in prova, a Roma riscosse un successo eccezionale che la fece entrare nella storia.

Le bugie con le gambe lunghe viene rappresentata per la prima volta il14 gennaio 1948 al Teatro Eliseo di Roma dalla compagnia Il teatro di Eduardo con Titina De Filippo.
Eduardo raccontò che per uno dei personaggi, Benedetto Cigolella, si ispirò ad un uomo veramente esistito che aveva fatto fortuna durante la guerra e la cui la moglie si era innamorata di un ufficiale americano. Quando l'uomo venne a sapere che la sua storia era diventata il tema di una commedia, non fece causa come gli era stato consigliato, ma «ha chiesto soltanto una poltrona a teatro».
Appartiene al ciclo di commedie del dopoguerra, insieme a Le voci di dentro La grande magia e tratta il tema della contrapposizione tra realtà e menzogna.
Il protagonista è Libero Incoronato e di mestiere fa il consigliere filatelico. Conduce una vita modesta dividendo l'appartamento, al quinto piano di un palazzo-alveare, con la sorella Costanza. Libero è convinto che, dopo l'esperienza della guerra, siano finalmente scomparse tutte le finzioni e le ipocrisie. Ben presto invece dovrà rendersi conto che la società si regge ancora sulle bugie e sugli inganni che gli uomini si perpetrano reciprocamente. Libero è innamorato di Graziella, una ragazza con un passato discutibile e con cui non vuole unirsi poiché questo manderebbe a monte il matrimonio di sua sorella con l'anziano Roberto Peretti, un individuo squallido che vuole sposarsi per poter avere in casa "la più fedele delle serve".

Suo malgrado Libero viene coinvolto nelle vicende di una coppia di inquilini del palazzo, Benedetto e Olga. I due dopo una lite si rivolgono a Libero per chiedergli consiglio. Il marito durante la guerra ha vissuto lontano da Napoli, dove è riuscito ad aprire due cinema che gli rendono bene ed ora la moglie non vuole raggiungerlo. In realtà Benedetto ha messo incinta una ragazza; Olga nel frattempo ha avuto una relazione con un ufficiale americano che l'ha poi lasciata e anche lei sta per avere un bambino. Poiché non può attribuire la paternità a suo marito, cerca invano di sedurre Libero. Alla fine marito e moglie trovano una soluzione di compromesso che salvaguardi la loro rispettabilità. Benedetto accetterà il figlio dell'ufficiale americano come suo e farà sposare la ragazza che ha messo incinta (ma in realtà neanche questo bambino è suo) con un suo dipendente, al quale promette un posto di responsabilità. Nel terzo atto tutti si riuniscono per partecipare alla festa per il battesimo del figlio di Olga ed in questa occasione Libero si rivolgerà al bambino dandogli dei suggerimenti per la sua vita futura:

LIBERO: […] Se vuoi trovarti bene, saie c'he 'a fa'? Devi legare l'asino dove vuole il padrone. Il padrone sai chi è? È l'uomo nero. È il mammone, quello più forte di te, che ti può far paura se non leghi l'asino dove vuole lui. L'asino invece è il tuo orgoglio, il tuo onore, e quasi sempre il tuo diritto. Non dire mai una verità, lasciala in fondo al pozzo, e quando dici le bugie, le devi scegliere fra quelle che sono di gradimento al tuo padrone, perché se non piacciono a lui sai che fa? Lle spezza 'e gamme e dice ca so' ccorte e tu, con il tuo povero asino, corri sperduto e svergognato per il mondo. Se, al contrario, sono interessanti per lui, le aiuta, le fa correre e non le ferma più. Pensa che ce ne sono certe che camminano da quando è nato il mondo.


Poi, di fronte a tanta ipocrisia, racconta anche lui la sua bugia e a sorpresa annuncia le sue imminenti nozze con Graziella, presentandola come la ricca ereditiera di una nobile famiglia. La commedia però si conclude con Libero che svela la sua piccola "verità con le gambe corte" e mostra a Benedetto la sua camicia rattoppata.

Al debutto la commedia ottiene un buon successo di pubblico, anche se il critico Silvio D'Amico scrive che probabilmente la maggioranza degli spettatori non ne aveva compreso fino in fondo il messaggio provocatorio, scambiandola per una farsa. I critici da parte loro misero in evidenza come il personaggio di Libero fosse poco inserito nelle vicende rappresentate e apparisse più come un testimone. Questa in realtà era stata già una caratteristica di altri personaggi creati da Eduardo, come ad esempio Gennaro De Sia in Uomo e Galantuomo o anche Lucariello in Natale in Casa Cupiello, Gennaro Jovine in Napoli Milionaria!; sarà poi riproposta e sviluppata ne  Le voci di dentro, in Mia famiglia e poi ne Gli esami non finiscono mai.
Eduardo riprese la commedia pochissime volte, fino all'ultima rappresentazione al San Ferdinando di Napoli nella stagione 1972-73 e non ne fece la versione televisiva. Nel 1990 fu messa in scena con la regia di Giancarlo Sepe e con Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice. Furono fatte trecento repliche in due anni e questo allestimento fu ripreso anche per la televisione.

Bibliografia
Cantata dei giorni dispari, vol. I, a cura di Anna Barsotti (Einaudi)
Eduardo De Filippo - Teatro, vol. II, a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi (I Meridiani - Mondadori)


Sullo stesso argomento:
Le bugie non finiscono mai
La parte amara della risata

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