martedì 26 gennaio 2010

26 gennaio 1938. Uno coi capelli bianchi

Battista Grossi è un ricco industriale, sposato con Teresa e padre di Giuseppina. In casa di Battista si svolge un litigio tra Giuseppina e suo marito Giuliano, litigio che è stato provocato in maniera subdola proprio dal padre di lei; Battista infatti è un uomo che utilizza la menzogna ed il sotterfugio per mettere zizzania in famiglia, tra i suoi amici e i suoi collaboratori. Giuliano lavora nella ditta di proprietà del suocero e sta per portare a termine un affare molto vantaggioso. Fingendo di voler lasciare spazio al genero, quando questi sta per annunciare ai soci il buon esito dell'affare, Battista gli toglie la parola e se ne assume il merito, salvo poi tirarsi indietro nel momento in cui sembrano sorgere alcune difficoltà.

GIULIANO: Aspettate, non girate la frittata come meglio piace a voi… La pratica fu iniziata e svolta a vostra insaputa perché finalmente volevo che qualche vantaggio si riconoscesse anche a me; però a voi lasciai la decisione. Quando ve ne parlai, un vostro «no» avrebbe sventato tutto. Invece voi diceste «sì».
BATTISTA: Dissi «sì»! Ma perché dissi «sì»? Per giungere a questo, per guarire la tua vanità, per dimostrarti una volta per sempre che nella vita l'esperienza conta, che i capelli bianchi significano qualche cosa, e ti dico che tu nun saie campà!

Giuliano arriva all'esasperazione, anche perché viene a sapere che Giuseppina, istigata da Battista, a cui aveva incautamente riferito di una sua serata passata con gli amici in compagnia di ballerine poco vestite, gli rende la pariglia. Sta quasi per arrivare al gesto estremo impugnando la rivoltella e uscendo di casa per cercare Battista. Quando però alla fine lo trova lo affronta. Il vecchio è quasi sul punto di raggirarlo nuovamente nel tentativo di fargli credere che tutte le sue intromissioni nella vicenda tra Giuliano e sua figlia sono avvenute a fin di bene, avendo lui agito spinto dall'amore paterno. Giuliano si rende conto che si tratta ancora una volta di un inganno.

GIULIANO: […] No, questa volta, no! Non mi fate scemo! È un trucco, è un trucco! Voi state truccato; voi siete nato con i capelli bianchi!... I vostri capelli bianchi sono di nascita, e non mi cogliete! Siete un buffone! Gli anni che avete non contano, e io nun ve pozzo vedé! m'avete distrutto una vita, e siete pure fortunato, perché io a freddo non vi posso uccidere! Esasperatemi!... Fate qualche cosa!... Irritatemi! E vi giuro che vi sparo… (Battista lo guarda con aria di sufficienza e commiserazione. Giuliano fuori di sé) Non mi guardate così! Che volete far credere? Guardate in faccia! Parlate chiaro! (Ora con le mani lo prende per i due baveri della giacca e lo attira a sé fino a toccare naso e naso) E io sono stato distrutto da questa faccia! Da questo sguardo paterno! Da questo trucco! E lo voglio cancellare io! (Lo schiaffeggia ripetutamente. Più lo schiaffeggia e più l'ira gli monta alla testa. Battista non reagisce. Segue i movimenti del ferreo braccio di Giuliano)Rispondete! Reagite!

Dopo averlo schiaffeggiato Giuliano lascia la casa e Battista, soccorso da alcuni vicini che sono intervenuti, riprende il coraggio e la sua finzione.

BATTISTA: (Piangendo) Mi ha messo le mani addosso! A me! (Prende una ciocca dei suoi capelli bianchi, come per mostrarli) A me!

Battista Grossi è senz'altro uno dei personaggi più sgradevoli di tutto il teatro di Eduardo, per il quale l'autore mostra apertamente il suo disprezzo, a cominciare dalla didascalia iniziale in cui descrive la casa del vecchio come un ambiente in cui viene ostentata la ricchezza e in cui si nota la mancanza di gusto. I suoi comportamenti durante i tre atti sono sempre caratterizzati dalla menzogna e dalla manipolazione della verità. Si nasconde dietro il suo "avere i capelli bianchi", si fa forte dell'esperienza che gli viene dall'età per raggirare il prossimo. Quando però i suoi trucchi vengono smascherati, quasi si umilia, e quella che fino a poco prima era la sua forza, ora diventa la sua debolezza:

BATTISTA: Signor barone, non posso. Vi chiedo scusa, mi getto ai vostri piedi, vi bacio le mani… Vedete, io piango… Piango pentito e vi giuro che ho pagato a caro prezzo questa mia disattenzione… (Ora piange in un modo disgustoso per un uomo della sua età) Non lo faccio più. Perdonatemi… Non mi date questo schiaffo morale che, per un uomo della mia età potrebbe essere la fine…

La commedia fu rappresentata per la prima volta al Teatro Quirino di Roma il 26 gennaio 1938, pur essendo stata scritta nel '35. Eduardo interpretava Battista, Peppino era Giuliano mentre la moglie di Battista, Teresa, era interpretata da Titina. Il pubblico la apprezzò ma, proprio a causa del suo finale così duro, non mancarono le polemiche tra coloro che si schieravano a favore di Battista e quelli a favore di Giuliano, tanto che alla terza rappresentazione Eduardo scrisse un secondo finale, in cui il vecchio ancora una volta riusciva a raggirare il genero anche se, come spiegò lui stesso nella nota che inserì in occasione della pubblicazione sulla rivista "Comoedia", «A me sembra più giusta la prima soluzione perché più aderente alle intenzioni artistiche che han dominato la composizione di Uno coi capelli bianchi». Da allora si continuò a rappresentare la commedia con entrambi i finali ma dopo un paio di stagioni non fu più messa in scena.

Bibliografia
Eduardo De Filippo - Teatro, vol. I, a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi (I Meridiani - Mondadori)


1 commento:

  1. Appena letta questa commedia di Eduardo, in realtà scrivo qui soprattutto per farti i complimenti per il sito, interessante e appassionato. Io sono innamorato di Eduardo, mi sarebbe piaciuto molto vedere questa commedia in uno dei suoi cicli perché la ritengo particolarmente riuscita e con un personaggio principale (Battista) disgustoso, approfittatore ma pur sempre ambiguo, come da copione eduardiano. Schierarsi dalla parte di Battista, certo, è molto difficile. Mi ricorda chi criticava Filumena perché era lei la sfruttatrice di Domenico Soriano...

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