«Eduardo è entrato nell'ultimo dei suoi silenzi: ha
prolungato e reso definitivo uno dei lunghi silenzi parlanti per mezzo dei
quali, sulla scena e fuori della scena, parlava senza parole. Dobbiamo per
forza pensare così, se vogliamo vincere la irragionevole ma incoercibile
convinzione che Eduardo c'è ancora, non può non esserci, e che di lui possiamo
ancora parlare al tempo presente: dobbiamo pensare che sia entrato nel silenzio
infinito che si carica di infiniti significati e infinite parole. [...] E anche
adesso, nel grande silenzio dilatato che è sceso su di noi, ci ostiniamo a
pensare che Eduardo ci parli ancora. Che ci sia un dopo-Eduardo, come tante
volte si è immaginato. Che prima o poi Eduardo faccia il miracolo di farci
arrivare una di quelle commedie alle quali andava pensando da tempo e delle
quali aveva depositato i titoli allusivi come Angela Pace, Teresa
Triunfo, Pare brutto, È nata la fine. Sappiamo
per certo che, nel silenzio di Eduardo attore, sentiremo ancora parlare la sua
voce. Quella di scena, che verrà a ricordarci in cento lingue quale fosse la
"grande magia" di colui che sapeva distillare o abolire le parole.
Quella fuori di scena, che continuerà a pungolarci e a tenerci compagnia con i
pensieri più semplici. Come quello che Eduardo amava ripetere: "Ognuno si
fa i fatti suoi e basta. Anche da questo vengono i mali che affliggono il
mondo". Con le riflessioni più lineari, come quella che ricordava che
"il teatro è fantasia". Con la poesia che egli più volentieri
recitava quando il pubblico lo assillava di richieste. Al primo verso diceva:
"'I vulisse truvà pace". E al secondo, dopo una breve pausa:
"Una pace senza morte"».
(Renzo Tian, Il
Messaggero, 2 novembre 1984)
EDUARDO
24 maggio 1900 - 31 ottobre 1984
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