mercoledì 23 febbraio 2011

23 febbraio 1933. Uomo e galantuomo

Uomo e galantuomo è la prima commedia in tre atti scritta da Eduardo. Secondo alcuni documenti risalirebbe al 1922, secondo altri al 1926. Scritta per la compagnia di Vincenzo Scarpetta con il titolo Ho fatto il guaio?… Riparerò, unisce vari generi, a partire dalla pochade, con la rappresentazione  della situazione tipica del triangolo amoroso moglie-marito-amante. Accanto a questa tuttavia troviamo personaggi e intreccio che richiamano la farsa napoletana, con la scalcinata compagnia di attori il cui capocomico, nella versione originaria, era ancora rappresentato dalla figura di Felice Sciosciammocca. Soprattutto per alcuni personaggi, risulta evidente il richiamo alle figure tradizionali del teatro farsesco, come ad esempio nel caso di Alberto, il "mamo" ovvero il giovane sciocco, e Salvatore, il guappo. Questa scelta deriva, oltre che dalle influenze della drammaturgia dell'epoca, a cominciare da quella paterna, anche dalle esigenze della compagnia per la quale fu scritta, molto legata alla rappresentazione dei ruoli fissi tradizionali.

Alcuni critici hanno evidenziato anche un influsso di Pirandello, per il tema della pazzia simulata per coprire un tradimento. Si tratta comunque più che altro di una parodia, poiché nella commedia eduardiana la situazione ha dei risvolti comici. Tra l'altro la parodia era spesso presente nella tradizione comica napoletana e in questo stesso lavoro, in maniera più aperta, Eduardo rappresenta un'opera di Libero Bovio, mettendo in scena una delle situazioni più comiche di tutta la sua produzione drammaturgica, ovvero la celeberrima prova di Mala Nova, appunto di Bovio.

La versione originaria della commedia fu successivamente modificata per essere adattata alle esigenze della compagnia Il Teatro Umoristico I De Filippo. Furono eliminati alcuni personaggi di contorno; Felice Sciosciammocca, tradizionalmente interpretato da Vincenzo Scarpetta  che lo aveva "ereditato" dal padre, viene sostituito da Gennaro De Sia, viene alleggerito l'intreccio e sono attenuate le caratteristiche della pochade e della farsa.

La storia è quella di una compagnia piuttosto male in arnese che si trova a fare delle rappresentazioni in una località di villeggiatura. Le loro vicende si intrecciano con quelle di Alberto, che ha procurato la scrittura ai guitti, e la sua amante Bice. La donna confessa ad Alberto di essere incinta ma di non volerlo sposare. Lui però decide di presentarsi dalla madre di lei per chiederne la mano. Sarà grande la sua sorpresa quando scoprirà che la sua amata è già sposata con l'attempato conte Tolentano. Per rimediare si finge pazzo ma il suo stratagemma rischia di essere scoperto per l'intervento del capocomico Gennaro. Alberto viene infine arrestato. Bice, per discolparlo, confessa al delegato di polizia di aver tradito suo marito perché tradita a sua volta da lui. Sarà quindi ora il conte a fingersi pazzo e lo stesso Gennaro, convocato dal delegato per non aver pagato il conto dell'albergo, concluderà la commedia con la cantilena della finta pazzia:

GENNARO: (si guarda intorno un po' sperduto, poi azzarda timidamente) La llà ra là, la llà ri llà là!

Per la prima volta Eduardo affronta un tema che gli è particolarmente caro e che riprenderà e approfondirà successivamente, la rappresentazione e la riflessione sul teatro e sulla vita dei teatranti. Mi sembrano interessanti alcune considerazioni di Paola Quarenghi a proposito delle due vicende che si intrecciano all'interno della commedia e che analizzano il rapporto tra gli attori e i ruoli interpretati.

«Nella commedia sono gli eroi amorosi a portare avanti vecchi intrecci, storie convenzionali; mentre gli altri, i teatranti, sono impastati con gli ingredienti antichi ma eterni del comico (la miseria, la fame, l'emarginazione) e, nella loro natura di ruoli metateatrali, sono portatori di una duplice condizione: quella di personaggi e quella di attori. Mentre i protagonisti della vicenda principale (vicenda di amori e corna) sono imprigionati nell'intrigo della trama che rappresenta la loro stessa sostanza, i comici, non essendo legati a nessuna vera storia, sono, in un certo senso, liberi dall'intreccio e liberi anche da quella contingenza che avviluppa e immobilizza i primi. Gli uni restano fissati, nel tempo, ai loro ruoli; gli altri possono, con maggiore libertà, trasformarsi, crescere con quegli interpreti di cui condividono, loro personaggi-attori, il mestiere».
  
La nuova edizione debutta a Napoli, al Teatro Sannazzaro il 23 febbraio 1933. Nonostante il buon successo ottenuto non viene riproposta nella stagione successiva, come era consuetudine della compagnia, forse proprio perché Peppino, interprete di Alberto, non era particolarmente affascinato da questo ruolo fisso e streotipato. Nella stagione 1949-50 Eduardo la riprenderà con la sua nuova compagnia Il Teatro di Eduardo, dopo la separazione dal fratello e dopo aver scritto e messo in scena commedie di genere più drammatico. Il testo subisce ancora delle variazioni e non saranno le ultime. In particolare, nelle successive elaborazioni, numerosi cambiamenti saranno apportati nella "scena della prova" che domina il primo atto.

La commedia viene pubblicata nella Cantata dei giorni pari nel 1959 e successivamente ne uscirà una nuova edizione nel 1966 più completa, con maggiori descrizioni delle scene fino a quel momento lasciate a soggetto. A questa edizione Eduardo rimarrà fedele quando, nel 1975, registrerà la versione televisiva. Scrive ancora la Quarenghi:

«Un vero gioiello è la scena della prova, ed è una fortuna che Eduardo ce ne abbia lasciato un documento. Ma coloro che assistettero alla recita di Uomo e galantuomo in teatro giurano che l'edizione televisiva è solo un pallido ricordo di quell'esperienza e assicurano che lo spettacolo dal vivo suscitava un divertimento incomparabilmente maggiore, che talvolta finiva per contagiare anche gli attori in scena».

Nelle stagioni 1984-85 e 1995-96 la commedia fu rimessa in scena dalla compagnia di Luca De Filippo, nel 1990-91 dalla Compagnia degli Ipocriti con Nello Mascia e la regia di Ugo Gregoretti. Nella stagione 2009-2010 è andata in scena con Francesco Paolantoni e la regia di Armando Pugliese.


Bibliografia
Eduardo De Filippo, Teatro, Vol. I, a cura di Paola Quarenghi e Nicola De Blasi (Mondadori - I Meridiani)
Eduardo De Filippo, Cantata dei giorni pari, a cura di Anna Barsotti (Einaudi)


1 commento:

  1. Quale grande lezione di teatro ,nel primo atto,durante le prove dello spettacolo !. Quel battibeccare con il grandissimo Gennarino Palumbo,in veste di suggeritore, raccontando nelle pieghe delle situazioni comiche( ed Eduardo in quella registrazione aveva voglia di divertirsi,modificando diverse volte il copione,con dei fuori programma che suscitano le aperte risate di Angelica Ippolito...) l'arte di sostituire attori che mancano " la lettera " che arriva,il saper leggere la punteggiatura,l'intonazione di una esclamazione ecc ecc. Grande compagnia e grandissimo Gino Maringola.

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